Dovevamo aspettarcelo

di Renato Nibbio [*]

Renato NibbioA che serve essere delusi, “adombrati” e quant’altro?

E il “Cambio della targa” di Fabrizio di Lalla ben efficacemente rappresenta lo stato d’animo di chi, ancora nei ruoli del Ministero del lavoro, subisce un’ennesima doccia fredda.

Uno “stato d’animo” che Fabrizio, con l’arguzia che ben conosciamo, cerca di sdrammatizzare con “Ridiamoci sopra” giusto per un momento di distensione in un contesto che introduce motivi di pessimismo nei colleghi che, ancora una volta, vedono svilite le proprie aspettative e prospettive di “dovuto” riconoscimento.


Che dire: c’era da aspettarselo dopo la [a nostro sommesso avviso, incomprensibile] netta opposizione alla prima ipotesi fatta filtrare dai sempre informati “cugini” degli Istituti.

Una levata di scudi che, quasi una damnatio memoriae, ha persino espunto il lemma “agenzia” sul quale si erano incentrate feroci prese di posizione.

La prima bozza presentava sicuramente qualche punto dolente, ma non si poteva non riconoscerle di essere un elemento di forte novità, e soprattutto di rottura di equilibri e “rendite di posizione” … un progetto eccessivamente ambizioso in un Paese che teme e rifugge le novità, e ben raramente ha una visione prospettica e riesce a tradurre in positivo eventi che a prima vista paiono negativi.

Ora, cassato il ridisegno della struttura ispettiva, appunto con “il cambio della targa”, possiamo solo sperare in un recupero di credibilità dell’impegno al rinnovamento tramite i decreti attuativi e le immancabili circolari che li seguiranno.

Ed un incisivo rinnovamento è ineludibile nel Ministero del lavoro, anche non escludendo un ennesimo prossimo “cambio della targa”.


Nibbio 10 1Mentre andiamo in chiusura di questo numero, apprendiamo che le organizzazioni sindacali sono state convocate per l’illustrazione dei “criteri generali relativi all’articolazione interna degli Uffici territoriali, definiti con apposito atto del Direttore generale PIOB – UPD, ai sensi dell’articolo 17 del D.M. 4 novembre 2014”.

Rispetto a ciò preferiamo astenerci da qualsiasi commento, se non auspicare che questo adempimento, in attesa che prenda forma l’Ispettorato nazionale, faciliti una maggiore amalgama fra i profili amministrativi ed ispettivi, oggi troppo spesso in posizioni di voluta [?] contrapposizione.

Ma anche che la “riarticolazione” comporti una seria revisione della organizzazione interna alle [ancora per qualche mese] direzioni del lavoro, resettandole nella trasparenza dell’affidamento degli incarichi delle neoistituende aree secondo principi di rotazione, inquadramento professionale, competenza … e, pertanto, chi è retribuito più di altri “per fare” … faccia.

E sarà fondamentale che vi sia una chiara ed inequivocabile direttiva ministeriale che stabilisca “chi può fare cosa” evitando una disarmonia sul territorio nazionale che porta ad attribuire funzioni e responsabilità con interpretazioni ad personam su supposte differenti “sensibilità” legate al profilo amministrativo, o a quello ispettivo, o la possibilità di accesso alle banche dati o di tassativo utilizzo della modulistica presente solo sul Sistema Gestionale Ispettori Lavoro.

E gli esempi potrebbero essere innumerevoli e cioè tutte le funzioni per le quali non è espressamente richiesta ex lege la qualifica ispettiva, neppure necessaria per il coordinamento e la programmazione delle funzioni di vigilanza, a tacere dell’ufficio legale, delle conciliazioni monocratiche, dell’accesso agli atti, ma anche della ricezione della quasi totalità delle richieste di intervento.


Nibbio 10 2Il passaggio obbligato attraverso l’attuazione del DM e del DPCM del 2014 potrebbe senza dubbio avere il pregio, non marginale, di “sclerotizzare” incomprensibili incrostazioni su incarichi che – alla faccia dei principi sostenuti sia dai guru di organizzazione aziendale, sia dall’Authority anticorruzione – resistono da decenni.


Glissando sugli evidenti motivi di opportunità della rotazione – magari con cadenza triennale come già avviene per i dirigenti – non si può sottacere come questa consenta la reale fungibilità fra colleghi del medesimo ufficio, evitando supposti ed inesistenti “specializzati” ai quali continuamente si ricorre o, più esattamente, si delega affidandosi al loro “si fa da sempre così”, spesso neppure ricordando la norma magari da sempre malintesa.

Ci chiediamo, allora, come si possa parlare di riconoscimento e conservazione della professionalità come patrimonio dell’Amministrazione quando “non tutti sanno fare tutto”, o più concretamente come sia possibile che vi sia personale ispettivo (che magari tale sia divenuto a seguito di riqualificazione) che non è stato mai adibito ad attività di vigilanza … per non perdere, “nell’interesse dell’Amministrazione”, la professionalità acquisita nei profili amministrativi …

E ciò sarebbe ancor più grave se la riqualificazione fosse avvenuta non per la libera scelta di cambiare profilo professionale, ma strumentalmente per strappare un migliore inquadramento retributivo, magari sopravanzando (e persino escludendo) colleghi che effettivamente svolgono funzioni ispettive.

Ma “la furbizia” è un male diffuso nel Paese e non certo patrimonio esclusivo dell’amministrazione pubblica o di una sua singola articolazione.


CClaudio Palmisciano 3i eravamo ripromessi di evitare toni eccessivamente polemici, anche perché ben giustamente dovremmo prima “guardare la trave nel nostro occhio”, ed allora permetteteci in chiusura di accennare al “cambio della guardia” avvenuto alla guida della nostra Fondazione.

Come potete leggere in altra parte di questo numero di Lavoro@Confronto, Fabrizio di Lalla è subentrato nella presidenza a Claudio Palmisciano, ereditando un patrimonio di esperienze e successi al quale lui stesso, con “il gladiatore” Mario Camatti e l’immarcescibile “Memo” Guglielmini, ha contribuito in questi quindici anni.

Claudio, che ha fortemente voluto questa rivista e alla quale si è sempre dedicato con passione e impegno, ha invece assunto il ruolo di direttore esecutivo e siamo certi che continuerà a profondere nella Fondazione e in questa rivista il contributo fattivo e [permetteteci la, sia pur sincera, captatio benevolentiae] intelligente al quale non si è mai sottratto. Quadrato Azzurro

[*] Direttore di Lavoro@Confronto


© 2013-2022 - Fondazione Prof. Massimo D'Antona