I Carabinieri in prima fila per la tutela del lavoro
Intervista al Colonnello Marco Turchi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Lavoro
“Colleghi con le stellette” cui spesso vengono demandati i compiti più delicati, nella quotidiana attività ispettiva connotata da una crescente esposizione al rischio per l’intero personale di vigilanza.
In questo numero ci è parso opportuno anticipare il focus sui Carabinieri per la Tutela del Lavoro con un’intervista che ci ha cortesemente concesso il loro Comandante: il Colonnello Marco Turchi.
Nel prossimo numero di Lavoro@Confronto ci occuperemo diffusamente (e doverosamente) dell’attività dei militari dell’Arma che affiancano quotidianamente gli ispettori del Ministero del Lavoro.
(L@C) Colonnello, i Carabinieri Tutela del lavoro sono da sempre in prima fila nel contrastare fenomeni illeciti e distorsivi del mercato del lavoro: ma quali sono le priorità?
(MT) Certamente il contrasto a gravi forme di illegalità costituisce la priorità, nell’ambito delle direttive impartite dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’attività di vigilanza, oltre che ispirata alla prioritaria tutela dei lavoratori, ha come scopo quello di garantire il regolare funzionamento del mercato del lavoro, scongiurando quei fenomeni di “dumping” sociale che si creano quando, imprenditori poco corretti, per creare economie di spesa nell’attività imprenditoriale, violano le previsioni normative con l’intento di porsi sul mercato con prezzi più concorrenziali, realizzando di fatto una concorrenza sleale che finisce con alterare anche le leggi del libero mercato. Per questo i carabinieri ispettori del lavoro sono quotidianamente impegnati ad accertare e contestare violazioni previste dal D.Lgs 276/2003 sulla somministrazione di manodopera, in merito alla quale le violazioni più ricorrenti riguardano l’art. 4 sul regime autorizzatorio, (poiché molte delle agenzie controllate in realtà non risultano nell’apposito albo presso il Ministero del Lavoro) ovvero gli articoli 29 e 30 rispettivamente per l’appalto (con l’appaltante che esercita anche il potere direttivo ed organizzativo sulla manodopera) ed il distacco (con il datore di lavoro che pone temporaneamente il proprio personale dipendente a disposizione di altro soggetto). Ed ancora grande importanza si attribuisce alla vigilanza sul rispetto della Legge 638/1983 art. 2 sugli obblighi contributivi ed assicurativi ai quali soggiace ogni datore di lavoro, anche per gli effetti negativi che l’elusione e la evasione contributiva provoca sulle casse dello Stato: le principali attività investigative del Comando si concentrano su casi di truffa ai danni di Enti Previdenziali per importi sempre assai rilevanti.
Questa estate si è parlato molto del fenomeno del caporalato, cosa può riferirci in merito?
L’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo sono un fenomeno presente a qualsiasi latitudine del nostro paese e, questa estate, la morte sui campi di alcuni braccianti agricoli, anche se per la maggior parte di loro all’esito dei primi accertamenti si è trattato di cause naturali e comunque sono tuttora in corso ulteriori accertamenti da parte della magistratura, ha risvegliato l’interesse dell’opinione pubblica. Anche alla luce di questi infausti episodi, il Comando CC Tutela Lavoro, oltre alle attività di contrasto già sviluppate durante l’anno, ha condotto, dal 26 agosto al 11 settembre sull’intero territorio nazionale, una campagna anti-caporalato in agricoltura (settore più colpito da questo fenomeno), controllando 1.571 aziende, 8.009 posizioni lavorative e accertando di conseguenza 1.271 lavoratori in nero. Inoltre sempre per lavoro nero sono state sospese 129 attività lavorative, un numero inferiore alle aziende che impiegavano lavoratori in nero solo perché si tratta di attività produttive di merce deperibile e dunque per non perdere il raccolto si evita di esercitare la facoltà della sospensione dell’attività lavorativa anche se la percentuale di lavoratori in nero supera il 20%.
La maggior parte delle 74 persone deferite all’Autorità Giudiziaria dovrà rispondere di somministrazione illecita o fraudolenta, tuttavia 12 persone sono state deferite come “Caporali” ed accusate del reato p.p dal 603bis del Codice Penale per “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro” e per 2 di loro sono scattate direttamente le manette per flagranza di reato.
Questo reato, nonostante le evidenze delle attività ispettive condotte, risulta tuttora poco applicato: le difficoltà interpretative, quelle operative (trattandosi di una fattispecie penale piuttosto complessa che richiede la dimostrazione della “organizzazione” dell’attività illecita e dunque una certa sistematicità e non improvvisazione e/o occasionalità che richiede necessariamente, da parte della Polizia Giudiziaria, una più articolata attività investigativa, spesso non compatibile con le dinamiche ed i tempi dell’attività di vigilanza). Infine, sempre sull’ipotesi di reato regolata dall’Art 603bis del Codice Penale, bisogna fare i conti con una giurisprudenza non ancora omogenea: casi simili trovano soluzioni giudiziarie differenti alle diverse latitudini delle nostre Procure delle Repubblica.
Nei casi più gravi di sfruttamento della manodopera si assiste anche alla riduzione in condizioni para-schiavistiche e comunque assolutamente deteriori, soprattutto quando la manovalanza è formata da cittadini extracomunitari irregolari sul territorio e dunque particolarmente vulnerabili. Quale è l’esperienza in questo ambito maturata dal suo Comando?
Nell’attività di vigilanza sviluppata da tutti i NIL sul territorio nazionale ci capita di accertare situazioni di grave sfruttamento lavorativo, in particolare quando i lavoratori vengono ricattati dai datori di lavoro per le loro condizioni di clandestinità sul territorio italiano.
Un fenomeno ancora più grave, strettamente connesso all’immigrazione illegale ed allo sfruttamento lavorativo e la Tratta degli esseri umani, per la quale i carabinieri hanno maturato negli anni una esperienza ed una conoscenza del fenomeno che spesso viene “esportata” anche all’estero: in particolare, il “modello operativo” dell’Arma, prevedendo l’espletamento di attività congiunta della Componente Specializzata (Tutela Lavoro e ROS) ed il supporto info-operativo dell’Organizzazione Territoriale capillarmente diffusa sul territorio con le Stazioni carabinieri quali sensori delle dinamiche socio-economiche anche dei più piccoli centri urbani, permette un’ efficace attività sinergica di contrasto ad un fenomeno che per sua natura (transnazionale) richiede uno sforzo congiunto sia della componente ispettiva (carabinieri ispettori del lavoro), sia di quella investigativa con competenza alla indagini transnazionali (ROS) con l’indispensabile apporto dell’intelligence assicurato dall’Arma Territoriale.
Per questo anche in tema di Cooperazione Internazionale di Polizia il Comando CC Tutela Lavoro prende parte a diversi tavoli internazionali e partecipa a progetti sviluppati da diversi organismi internazionali (OSCE, ILO, OIM, EUROPOL) allo scambio di informazioni e “best practice” nel settore.
Ringraziamo il Colonnello Marco Turchi per averci dato un primo importante spaccato dell’insostituibile attività dei NIL e diamo appuntamento ai lettori per gli approfondimenti che saranno pubblicati sul numero di Gennaio 2016 di questa rivista. (L@C)
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