Non ci sono parole sufficienti a descrivere lo sgomento che in questi giorni noi tutti stiamo provando. Sono certa che ognuno di noi mai e poi mai avrebbe pensato che nel corso della sua vita, avrebbe visto e vissuto eventi che solo nei fumetti, nei libri e nei film di fantascienza si sono verificati. Eppure è proprio quello che sta avvenendo negli ultimi mesi. L’Italia e prima ancora la Cina, ma ormai tutto il mondo, sta subendo l’angoscia del terribile coronavirus.
Un virus altamente contagioso che ha già fatto registrare un numero altissimo di contagiati e purtroppo un numero alto di decessi ma anche di persone guarite. Lo scenario cui stiamo assistendo è davvero apocalittico: città deserte, musei chiusi, negozi vari e ristoranti con le serrande abbassate; trasporti pubblici dimezzati; presidi delle forze dell’ordine intenti a far rispettare l’obbligo di restare a casa. Le poche persone che si incontrano sono quasi tutte corredate di mascherine e di guanti. E tutto questo in uno dei mesi più belli del calendario, marzo, da sempre foriero di belle giornate, di passeggiate all’aperto e di vita sociale. Ma quest’anno l’arrivo della primavera non sarà festeggiato come di consueto. Troppe morti, troppi contagiati e soprattutto tanta paura di rimanere contagiati e di non farcela. Paura per sé stessi, per i nostri cari, per i vicini di casa, per i colleghi e gli amici ma anche per chi è lontano o addirittura non si conosce. Per noi della Fondazione D’Antona i mesi primaverili hanno sempre rappresentato un periodo significativo costituito da incontri seminariali, confronti e dibattiti di tipo lavoristico ma anche di momenti di sintesi delle nostre attività. Quest’anno, come per altri, siamo stati costretti a rinviare i nostri appuntamenti a date successive, cioè a quando come tutti auspichiamo, l’emergenza epidemiologica in atto avrà un considerevole decremento se non un arresto e, quindi, l’obbligo di restare a casa, salvo esigenze comprovate, avrà termine. Ma nel frattempo, anche in modalità a distanza continua il nostro operato a garanzia di quella continuità amministrativa e sociale necessaria per rispettare il mandato conferitoci dai soci della Fondazione. In questi momenti di sgomento e di angoscia il nostro ringraziamento va a coloro che si stanno prodigando e sono in prima linea per contenere e risolvere il fenomeno: gli operatori sanitari ed i ricercatori innanzitutto. Ma anche a chi ci consente di continuare a vivere una vita normale nonostante l'obbligo morale e civile di restare a casa: gli addetti alle pulizie e alla sanificazione, gli addetti al trasporto pubblico e agli esercizi di interesse pubblico (acqua, gas, telefonia), gli esercenti ed i dipendenti dei pochi esercizi commerciali rimasti aperti. L’auspicio è che questa emergenza abbia termine al più presto e sono certa che con il contributo di tutti non potrà che andare tutto bene sebbene qualche cambiamento ci sarà nelle nostre vite e nella nostra società e, come ebbe a dire lo scrittore giapponese Haruki Murakami, “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e ad uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sarà finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.
[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona (Onlus)
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