Andrea Orlando è nato a La Spezia l'8 febbraio 1969. È stato eletto alla Camera dei Deputati, dalla XV all'attuale XVIII legislatura, e dal 27 marzo 2018 è iscritto al Gruppo Parlamentare del Partito Democratico. Dal 17 aprile 2019, è Vicesegretario del Partito Democratico. Dal 22 febbraio 2014 al 1° giugno 2018, ha ricoperto la carica di ministro della Giustizia nei Governi Renzi e Gentiloni Silveri. In precedenza, dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014, era stato ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare nel Governo Letta. Attualmente, è componente dell'VIII Commissione Parlamentare "Ambiente Territorio e Lavori Pubblici" e della Delegazione Parlamentare presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa. Dal 2006, alla Camera dei Deputati è stato componente anche della V Commissione Parlamentare "Bilancio, Tesoro e Programmazione" e della Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. |
L’incontro del nuovo Ministro del Lavoro con le parti sociali avvenuto il giorno dopo la sua designazione e quindi non ancora nel pieno delle sue funzioni, l’ho ritenuto non uno sgarbo istituzionale ma un importante segnale di discontinuità nel rapporto con gli organismi di rappresentanza intermedia. Un’inversione radicale di tendenza rispetto al non breve periodo precedente in cui la politica ha cercato di ridurre se non addirittura eliminare il loro ruolo indispensabile in una società realmente democratica. Senza il fattivo contributo dei corpi intermedi, infatti, una democrazia è tale solo sul piano formale, azzoppata nella sostanza. La loro presenza a tutela degli interessi che rappresentano è un elemento fondamentale perché attraverso intese di mediazione nelle trattative con il governo, gli atti normativi conseguenti possano elevarsi al disopra degli egoismi individuali o di gruppo e perseguire gli interessi generali della collettività.
Il mio entusiasmo potrebbe sembrare eccessivo o fuori luogo perché l’incontro citato e quelli che si stanno succedendo nel tempo riguardano gli ammortizzatori sociali e pertanto la presenza delle rappresentanze datoriali e dei lavoratori dovrebbe essere scontata. Ma, quante volte nel periodo precedente sono state prese decisioni da parte dell’esecutivo relative al mondo del lavoro senza non dico un accordo ma neanche una parvenza di consultazione; dagli ottanta euro, tanto per fare qualche esempio, al reddito di cittadinanza.
Dato merito di ciò al Ministro, va detto che se vuole lasciare un segno positivo del suo passaggio deve restituire al ministero un minimo di credibilità dopo l’ultimo periodo di vuoto assoluto. È necessario, in altri termini, che al Ministero del Lavoro venga restituito il suo ruolo insostituibile in modo che possa tornare al centro dell’interesse del governo e dell’opinione pubblica. Certo, se ci fosse il tempo, bisognerebbe procedere a profonde riforme di carattere strutturale e normativo, ma questo esecutivo non ne ha molto, purtroppo, davanti a sé. Al massimo due anni, quanto resta dell’attuale legislatura.
Tuttavia, qualcosa il Ministro dovrà pur fare per non trovarsi impreparato di fronte alle prossime, importanti scadenze. Fra un anno al massimo, infatti, è sperabile che questa pandemia venga sconfitta con la conseguente ripresa dell’economia. Dalle esperienze del passato possiamo immaginare che essa sarà tumultuosa e molte delle attuali regole superate o aggirate. Se il ministero e le due agenzie sotto il suo controllo si presenteranno nelle attuali condizioni, saranno impotenti di fronte a tale spinta.
L’ANPAL, per esempio, sembra una creatura in coma e nessuno è in grado di spiegare a cosa serve in tali condizioni. Se non c’è il tempo per una radicale riforma, si deve almeno procedere a una riorganizzazione efficace del sistema: un’agenzia che sia il cervello pensante, un’efficace cabina di regia, per l'elaborazione delle politiche attive del lavoro; una rivitalizzazione degli uffici di collocamento, che dovrebbero essere, a loro volta, termometri e strumenti operativi in grado di soddisfare le necessità del mondo del lavoro sul territorio. Spetta al Ministro del Lavoro anticipare i tempi per fare in modo che quando la ripresa ci sarà, il servizio pubblico non venga colto di sorpresa come spesso è avvenuto nel passato.
Attraverso una stretta e fattiva collaborazione con i rappresentati regionali può fare un buon lavoro.
Bisognerà rivedere anche l’attuale insoddisfacente funzionamento della vigilanza perché anche di essa ci sarà un gran bisogno tra non molto. Come dicevo all’inizio, la ripresa potrebbe straripare come un fiume in piena e bisognerà prevedere la predisposizione di argini che impediscano l’illegalità. C’è il rischio che il lavoro nero, già molto diffuso in tempi normali nel nostro paese, si estenda ancor più nei momenti di passaggio da una situazione di depressione a quella della ripresa e insieme con esso la violazione delle tutele che i lavoratori sono riusciti a conquistare nel corso di un secolo attraverso dure lotte e sacrifici.
[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus
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Al via la newsletter dell’INL di FDL Senza ombra di retorica, devo dire che è stata la più bella sorpresa degli ultimi tempi emersa nel settore del lavoro. Il periodico dell’INL apre il cuore alla speranza che un organismo, forse per antica e inaccettabile cultura, si stia aprendo al confronto e alla discussione fuori dalle proprie mura. Se il foglio continuerà sul percorso intrapreso, con un orizzonte che mi auguro sempre più ampio, questa iniziativa potrà considerarsi rivoluzionaria, forse ben oltre l’intenzione degli autori. Naturalmente una creatura fragile, tale è l’inizio di ogni attività editoriale, ha bisogno di grande amore e supporto, perché la parte più difficile ci sarà nei prossimi numeri, quando l’attività corre il rischio di diventare routine. Il mio augurio è che l’entusiasmo della prima ora non debba scemare con il pericolo che tale bella iniziativa possa appassire. Sarebbe interessante, inoltre, poter iniziare una collaborazione tra i due periodici per uno scambio di vedute su problematiche e temi del nostro settore. Comunque sia, un grande augurio di buon lavoro. |
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