I dati del PNRR
A una prima lettura i dati che si riferiscono al potenziamento della lotta al lavoro nero contenuti nel piano governativo per la ripresa da sottoporre al vaglio degli organismi europei possono sembrare adeguati allo scopo. Anzi, ci sarebbe per la prima volta nella storia recente dell’Ispettorato del Lavoro un equilibrio perfetto tra organico e personale ispettivo presente.
A un esame più attento del testo, tuttavia, qualche dubbio mi viene non tanto per quel che c’è scritto che è chiaro: “Le azioni sopra descritte s'inseriscono in un contesto più generale di rafforzamento già programmato dell’Ispettorato nazionale del lavoro, quale agenzia nazionale per la vigilanza sul lavoro (è prevista nei prossimi mesi l’assunzione di circa 2.000 nuovi ispettori su un organico corrente di circa 4.500”. Quel che mi preoccupa è il non detto. Se le assunzioni saranno reali e non quelle già previste, tra cui 850 unità ispettive, esse implicheranno necessariamente risorse aggiuntive in termini di personale amministrativo e di supporto, strumentazioni e quote ulteriori di salario accessorio. Per tali investimenti indispensabili non c’è nessuna previsione di spesa.
Per questo non vorrei che si trattasse del solito bluff, non nuovo nella pubblica amministrazione: dare credibilità all’obiettivo che si persegue, gonfiando il personale ritenuto necessario. Senza andare troppo in là nel tempo, quando gli ammiragli borbonici facevano spostare continuamente i marinai sulla tolda delle navi per illudere il re, c’è un aneddoto su un episodio più vicino a noi verificatosi alla vigilia della seconda guerra mondiale. Mussolini desideroso di entrare in guerra al fianco dei suoi amici nazisti aveva chiesto ai responsabili dell’arma aerea di quanti velivoli efficienti e operativi disponesse il paese ottenendo una risposta soddisfacente. Poiché, tuttavia, il dittatore fascista era un tipo diffidente, volle verificare di persona alcuni aeroporti militari. Cominciò con quello di Centocelle a Roma, dove rimase impressionato dei mille aerei schierati. Continuando l’ispezione ne vide tantissimi altri al punto da complimentarsi con i suoi generali. Non sapeva che gli aerei erano sempre gli stessi che venivano spostati di volta in volta nei vari aeroporti da visitare. E tutti sappiamo com’è andata a finire. Con questa tradizione della moltiplicazione dei pani e dei pesci senza le doti miracolistiche necessarie, speriamo solo che i duemila da assumere non siano fumo per gli occhi dei controllori europei.
Ammesso anche, a voler essere ottimisti, che i duemila ci saranno veramente, resta il dubbio sui tempi perché quei “prossimi mesi” del testo non sembrano veritieri. Conoscendo le pastoie burocratiche tra bando, concorso, graduatorie e assunzioni, nel migliore dei casi un paio d’anni passerà. D’altra parte, per le 850 unità previste già da tempo è uscito solo un bando. Ma non basta, perché un giovane una volta assunto non è ancora un ispettore, né lo diventa con un corso di formazione teorica. Quella vera si acquisisce sul campo e prima che si raggiunga una vera professionalità, occorrerà il tempo necessario che non può essere breve, considerando la delicatezza e la complessità dell'attività di vigilanza in cui, peraltro, gli ispettori rispondono di persona.
Così ancora per un periodo non breve bisognerà affidarsi alle forze in campo che sono veramente modeste. Da fonte attendibile ho saputo che quelli operativi, gli ispettori con la borsa come si diceva un tempo, sono in tutto 1.733 di cui 1.500 a tempo pieno e 233 a part time, cui si aggiungono 345 unità del nucleo dei carabinieri addetti alla vigilanza.
Per quel che riguarda la parte sul potenziamento delle politiche del lavoro, con la previsione di spesa di 6,6 miliardi di euro aspettiamo di conoscere le schede dettagliate per farne oggetto di un prossimo articolo.
[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona
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