La vertenza degli ispettori del lavoro
È riuscita pienamente la manifestazione di Roma del 18 marzo scorso da parte degli ispettori del lavoro organizzati dai sindacati per protestare, nel giorno dello sciopero della categoria, contro un’ulteriore ingiustizia perpetrata nei loro confronti: Mi riferisco alla sperequazione dell’indennità d’amministrazione rispetto a tutti gli altri comparti della funzione pubblica che grida vendetta. Tale partecipazione rappresenta un elemento estremamente positivo soprattutto in un periodo in cui i legami tra lavoratori e organismi di rappresentanza sembrano allentati. A parere di chi scrive, il successo è da ascrivere principalmente a due fattori: l’estrema esasperazione del personale e la capacità del sindacato di aver saputo incanalare e trasformare tale malessere in una rivendicazione di categoria.
Tutto è andato come meglio non si poteva; soprattutto preparazione capillare e intelligente utilizzo degli strumenti telematici. E siccome tutto questo non avviene in modo automatico, va dato merito alle donne e agli uomini del sindacato o a esso affiancati che con grandissimo impegno hanno svolto tale compito. La manifestazione stessa è stata esemplare. Partecipazione di massa da ogni parte d’Italia, strumenti di visibilità eccellenti e tecniche di contatto con la parte datoriale svolte nel migliore dei modi. C’è, inoltre, un altro elemento, che ritengo, di grande importanza, quello dell’aperto sostegno di altre categorie di lavoratori, in particolare la federazione degli edili della CGIL che si è spesa per sostenere le rivendicazioni degli ispettori anche attraverso la grande stampa.
Lo strumento di lotta, dunque, è stato eccellente; rafforzato, inoltre, da due circostanze favorevoli, entrambe tese alla rivalutazione dell’organismo ispettivo, anche se le ho definite in precedenti articoli vittorie mutilate. Innanzi tutto il passaggio degli uffici da struttura ministeriale ad agenzia dotata di autonomia; un obiettivo, raggiunto dopo decenni di lotta cui si è aggiunto il ripristino delle funzioni di prevenzione degli infortuni. Tali elementi hanno riconosciuto la specificità delle funzioni rispetto a quelle burocratiche dei ministeriali e l’insostituibilità della sua funzione.
Ora, pur disponendo di tali circostanze favorevoli, mi pare che il fine della rivendicazione sia stato inadeguato. Chiedere la perequazione all’indennità dei ministeriali mi sembra un nonsenso. Intanto perché nel pubblico impiego la perequazione è una parola vana in quanto c’è sempre qualcuno più uguale degli altri. Al Ministero dell’Economia, per fare un esempio, la media dell’indennità è doppia rispetto agli altri del comparto e si giustifica solo col potere contrattuale delle parti; non solo dei sindacati ma anche e soprattutto dell’apparato politico e burocratico. Per non parlare dei soliti istituti previdenziali.
Il traguardo per il personale e i sindacati dell’ispettorato dovrebbe essere quello raggiunto dalle agenzie fiscali che svolgono complessivamente compiti operativi di simile valore. Ebbene l’indennità d’amministrazione media erogata a quel personale è due volte e mezzo superiore e oltre il doppio di quella perequata dei ministeriali. Questo a mio giudizio è l’obiettivo ultimo e irrinunciabile della vertenza. Tuttalpiù l’aggancio a quella dei ministeriali può essere solo un elemento di mediazione, un primo passo, avendo bene in mente lo scopo finale. E poiché non si tratta di spiccioli ma di una componente importante della struttura retributiva, bisogna, correggere il tiro, altrimenti anche nell’ipotesi di una soluzione favorevole della vertenza si è sprecata una grande occasione e varrà il motto che la montagna ha partorito il topolino.
[*] Giornalista e scrittore. Consigliere d’Amministrazione della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus
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