Nel Decreto-Legge PNRR pubblicato il 30 aprile sulla Gazzetta Ufficiale c’è una norma (art. 19) dedicata alla creazione di un “Portale Nazionale del Sommerso”.
L’intenzione dichiarata dal legislatore è di far confluire in un unico portale le risultanze dell’attività di vigilanza svolta dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, dal personale ispettivo dell’INPS, dell’INAIL, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza avverso violazioni in materia di lavoro sommerso nonché in materia di lavoro e legislazione sociale. All’interno di questo portale dovrebbero confluire non soltanto i verbali ispettivi, ma anche ogni altro provvedimento consequenziale all’attività di vigilanza, compresi tutti gli atti relativi ad eventuali contenziosi instaurati sui verbali.
Intendiamoci: siamo assolutamente favorevoli alla creazione di una banca dati unica e ci auguriamo che sia davvero la volta buona.
Evidenziamo, peraltro, che la norma in questione andrà a sostituire l’art. 10 del D. Lgs. 124/2004 il quale prevedeva che: “Al fine di razionalizzare gli interventi ispettivi di tutti gli organi di vigilanza sul territorio, è istituita, senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, nell'ambito delle strutture del Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed avvalendosi delle risorse del Ministero stesso, una banca dati telematica che raccoglie le informazioni concernenti i datori di lavoro ispezionati, nonché informazioni e approfondimenti sulle dinamiche del mercato del lavoro e su tutte le materie oggetto di aggiornamento e di formazione permanente del personale ispettivo. Alla banca dati, che costituisce una sezione riservata della borsa continua nazionale del lavoro di cui all'articolo 15 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, hanno accesso esclusivamente le amministrazioni che effettuano vigilanza ai sensi del presente decreto”. Quindi, già nel 2004 (ossia diciotto anni orsono) si prevedeva la costituzione di una banca dati con finalità simili. Purtroppo, di tale banca dati non si è avuta alcuna notizia, semplicemente perché non risulta si sia mai costituita.
Le ragioni sono, probabilmente, due: anzitutto si prevedeva l’istituzione di una simile banca dati “senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato”. Come si possa immaginare di costituire – senza oneri aggiuntivi – un nuovo database, che connetta più banche dati diverse tra loro, resta un mistero che prima o poi qualcuno dovrà spiegare.
Il secondo aspetto è più profondo, di carattere culturale: finora le singole Amministrazioni hanno operato come fossero “monadi”, soggetti a sé stanti, incapaci di dialogare con altre Amministrazioni. Si è così affermata una concezione privatistica di banche dati pubbliche, costituite con danaro pubblico, per finalità pubbliche: un capolavoro barocco di cui noi italiani siamo maestri, con buona pace di chi predicava – come la buonanima del prof. Massimo Severo Giannini, ovviamente inascoltato, nel Paese del “particulare” – l’esistenza di una sola “Pubblica Amministrazione” e non di tante “Pubbliche Amministrazioni”.
Tale distorsione ha causato non soltanto tante banche dati, ma per di più tante banche dati incapaci di dialogare con quelle degli altri soggetti pubblici, tutte concepite come monadi e non come anelli di una rete più vasta. Che poi tutto ciò sia anche il frutto di appalti informatici costruiti per far lucrare le società che avevano progettato le banche dati è solo congettura malevola di alcuni malpensanti…
Noi siamo convinti che i soldi pubblici debbano essere destinati a finalità pubbliche e che le Amministrazioni debbano costituire gli anelli comunicanti di una rete più vasta, che è quella della Pubblica Amministrazione, che opera – attraverso i suoi dipendenti – al servizio esclusivo della Nazione (art. 98 Cost.).
Ci auguriamo, pertanto, che questo Portale del Sommerso venga a galla e non sia sommerso anch’esso dalle ritrosie delle singole Amministrazioni, come il suo predecessore. Buona fortuna!
[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona (Onlus)
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