Anno XI - n° 58

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Luglio/Agosto 2023

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Anno XI - n° 58

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I cambiamenti climatici e il mondo del lavoro


di Matteo Ariano [*]

Matteo Ariano 46

“L’era del riscaldamento globale è finita ed è arrivata l’era dell’ebollizione globale”. Così il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres si è recentemente espresso, dopo che l’organizzazione mondiale meteorologica ha confermato che luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato nella storia dell’umanità.

Nonostante ci sia ancora chi neghi che un cambiamento climatico a livello mondiale sia in atto e che gli esseri umani non ne abbiano alcuna responsabilità, i dati sembrano parlare chiaro e dire altro.

Nei giorni scorsi, una notizia apparentemente banale ha attirato la mia attenzione: il gruppo rock dei “Muse”, in concerto a Roma allo stadio Olimpico, ha spostato in avanti gli orari di apertura porte e dell’esibizione, raccomandando ai propri fan di non arrivare in anticipo e di adottare tutte le misure necessarie contro il caldo. In buona sostanza, dalle piccole alle grandi cose della quotidianità il cambiamento climatico in atto, coi suoi eventi estremi, diventerà parte strutturale della nostra realtà e saremo tutte e tutti chiamati a riorganizzare le nostre vite.

Anche il mondo del lavoro è chiamato a tenere in considerazione il rischio calore e ad organizzarsi. Già dallo scorso anno, INPS, INAIL e INL hanno emanato prime importanti indicazioni, reiterate quest’anno: l’INPS ha previsto il riconoscimento della Cassa Integrazione Ordinaria nel momento in cui le temperature superino i 35° centigradi, aggiungendo che anche temperature inferiori possano determinare il riconoscimento della CIGO, in relazione al tipo di attività e alle condizioni di lavoro (si pensi a lavori di rifacimento del manto stradale o lavorazioni che richiedano di indossare protezioni che facciano aumentare la temperatura percepita).

L’INAIL ha avviato un interessante e importante progetto – chiamato “Worklimate” – insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche, per avviare l’analisi dell’impatto del cambiamento climatico sulla salute e la sicurezza dei lavoratori e ha rilasciato una guida informativa sul tema.
L’INL ha diramato indicazioni operative per quanto riguarda la vigilanza in materia, evidenziando i principali elementi da prendere in considerazione e ricordando che è anzitutto onere del datore di lavoro considerare il rischio calore all’interno dei documenti di valutazione dei rischi e dei piano operativi della sicurezza.

Anche gli enti locali hanno emanato ordinanze di tutela dei lavoratori: così, i Presidenti delle Regioni Puglia, Campania e Calabria hanno vietato il lavoro agricolo nei campi con esposizione continuata al sole nelle ore centrali della giornata, fino al 31 agosto.

A livello di relazioni industriali, di certo si stipuleranno protocolli con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative: è fondamentale che ogni azienda riorganizzi al meglio la propria struttura, adeguandola e contrattandola con le organizzazioni sindacali.

Tuttavia, va avviata una seria riflessione: se questo cambiamento diventerà strutturale occorrerà intervenire anche a livello normativo, non lasciando solo il mondo del lavoro a sbrogliare una matassa incandescente. Si è ipotizzato il ricorso al lavoro agile come modalità alternativa, probabilmente anche con finalità di contenimento dei costi che potrebbero derivare dall’impiego massivo della Cassa Integrazione. Posto che tale proposta, di fondo, sembra denotare una visione minimale e non innovativa del lavoro agile, relegato a strumento di contenimento di un rischio per la salute (prima il Covid, ora il caldo, domani chissà che altro), di certo il lavoro agile potrà essere impiegato per quelle attività d’ufficio che possono essere svolte in qualunque luogo, ma difficile se non impossibile è ipotizzarlo per chi lavora in un cantiere edile, stradale o in un campo agricolo.

Nelle scorse settimane si sono registrati decessi probabilmente dovuti all’eccessivo caldo, in diverse zone del nostro Paese e in diversi settori (agricoltura, logistica, cantieristica stradale). È quindi importante e urgente aprire una discussione su quali possano essere le soluzioni normative più adatte per tutelare i lavoratori ed evitare che il rischio caldo vada ad aumentare il già consistente numero di morti sul lavoro in Italia. Quadrato Rosso

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.

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