Anno XI - n° 60

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre/Dicembre 2023

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Anno XI - n° 60

Novembre/Dicembre 2023

L’Italia della migrazione: il paradosso di crescere e ringiovanirsi all’estero


di Delfina Licata [*]

Delfina Licata 60

Si sente spesso dire che la pandemia di Covid-19 ha creato uno spartiacque nella nostra epoca dividendo il nostro tempo in un “prima” e in un “dopo” in cui niente e nessuno è più uguale. Tutto quello che prima era in un modo oggi si ripropone in una forma diversa. A cambiare sono state abitudini, modalità, percezioni. A cambiare sono state le società, gli individui. Qui non si vuole riflettere se si è migliori o peggiori di prima: in questa sede la riflessione è sulla trasformazione avvenuta in una società che, già fragile, oggi arranca a trovare nuovi equilibri, persa nell’incertezza del “cosa fare”, del “chi si è” e di quali programmi portare avanti.

Il 2023 doveva essere l’anno della ripresa, della graduale uscita dal periodo buio dovuto all’emergenza sanitaria e invece ci siamo ritrovati davanti un nuovo anno buio con un conflitto scoppiato inaspettatamente nel cuore dell’Europa e che perdura dal febbraio 2022, molteplici emergenze climatiche che prima l’Italia guardava da spettatrice e che ora, invece, la vedono coinvolta in primo piano – dalla siccità in estate, al caldo record, alle alluvioni – e che hanno reso sempre più evidente quanto anche la nostra Penisola sia oggi climaticamente e ambientalmente fragile. Il Covid, poi, non è magicamente sparito: ha sicuramente allentato la sua morsa, ma c’è, è vivo e puntualmente torna, più o meno prepotentemente a fare paura, e non permette di abbassare definitivamente la guardia.

Quello che stiamo vivendo è, dunque, un tempo di profonda inquietudine, dove l’incertezza regna sovrana esaltando le fragilità o modellandone di nuove.

In questo contesto di certo non aiuta la forza espulsiva esercitata da alcuni territori che determina in molti soggetti la voglia di riscatto e lo spostamento dello sguardo verso un orizzonte di speranza che, per un numero sempre più alto di italiani, è situato fuori dei confini nazionali.


Circa 6 milioni gli italiani nel mondo: una comunità strutturale sempre più numerosa


Al 1° gennaio 2023 i connazionali iscritti all’AIRE sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua inesorabilmente a perdere residenti (in un anno -132.405 persone, lo -0,2%), l’Italia fuori dell’Italia continua a crescere anche se in maniera meno sostenuta rispetto agli anni precedenti.

Dal confronto tra popolazione italiana residente in Italia e gli italiani che risiedono all’estero è sempre più chiaro e definito, anno dopo anno, il filo diretto che caratterizza l’esistenza di due “Italie”, l’una che si perde tra spopolamento, longevità, crisi demografica e sfiducia diffusa e l’altra invece che, all’estero, si rinvigorisce sempre più aumentando le sue dimensioni e la sua forza e accrescendo la sua complessità.

Nell’ultimo anno la comunità strutturale degli italiani e delle italiane iscritte all’AIRE è cresciuta del +2,2% che, in valore assoluto, significano +127.350 unità.

Si tratta di una crescita più contenuta rispetto agli anni precedenti, quando la percentuale ha sempre teso verso il 3% (con oltre 150 mila iscrizioni l’anno).

Il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro.


Iscritti all’AIRE per aree territoriali - Valori assoluti - Anno 2023

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Fonte: Migrantes-Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati AIRE.


Negli ultimi 20 anni, e poi ancora di più nell’ultimo decennio, abbiamo assistito non solo a un revival del fenomeno, ma a un drastico cambiamento dello stesso. Rispetto alle caratteristiche tradizionali – origine meridionale, protagonismo dell’oltreoceano, emigrazione familiare – la mobilità degli italiani più recente, caratterizzata da partenze dalle regioni del Centro-Nord dopo, nella maggior parte dei casi, un periodo più o meno lungo di mobilità interna Sud-Nord, sta riscrivendo la storia dell’Italia legata ai flussi migratori dei suoi residenti.

La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila).

Seguono – restando al di sopra delle 500 mila unità – la Lombardia (quasi 611 mila), la Campania (+548 mila), il Veneto (+526 mila) e il Lazio (quasi 502 mila).

Le partenze di oggi, infatti, non rispondono ai canoni di un tempo, ma ci sono talmente tanti profili diversi che, per una lettura completa, occorre andare oltre le strutture tradizionali. Si accennava prima. La mobilità italiana è complessa e caratterizzata da tempi diversi. La mobilità interna precede quasi sempre quella verso l’estero. Ad andare altrove, perciò, sono oggi soprattutto residenti delle regioni del Nord Italia che però sono nati o sono, comunque, legati alle regioni meridionali.

Licata 60 1A questo si deve aggiungere che non si parte più da una determinata regione quanto da un territorio. La partita partire/non partire si gioca cioè sul territorio che può essere più o meno accogliente, più o meno rispondente ai desideri delle persone che ci nascono e vi crescono, e più o meno respingente.

Le aree depresse o del margine respingono da tempo le nuove generazioni portandole a cercare luoghi più accoglienti per loro altrove. Questo altrove in principio sono state le aree metropolitane, anch’esse però finite oggi sotto la lente critica di chi le vede come luoghi proibitivi perché costosi, poco rispondenti alle necessità familiari, estremamente inibitori. Da qui per molti il tentar fortuna all’estero verso paesi conosciuti grazie al passaparola o alle tradizionali catene migratorie, oggi assolutamente non scomparse.

Il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni). La presenza delle italiane cresce in maniera sostenuta: dal 2006 ad oggi è praticamente raddoppiata (+99,3%).

Al contrario di quanto capita per gli italiani in Italia, l’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. Crescono le classi di età centrali costituite da giovani, giovani.

Incrociando l’analisi dei dati a quella della storia del Rapporto Italiani nel Mondo è possibile delineare come si è sviluppato il fenomeno della mobilità italiana negli ultimi 18 anni. Scopriamo così che se la comunità strutturale in generale è cresciuta del 91%, le donne lo hanno fatto del 99,3%, i minori del 78,3% e gli over 65enni del 109,8%. I nati all’estero sono aumentati, dal 2006, del 175%, le acquisizioni di cittadinanza del 144%, le partenze per espatrio del 44,9%, i trasferimenti da altra AIRE del 70%.

Per analizzare il fenomeno, quindi, ci sono degli elementi imprescindibili a cui fare riferimento; il connubio passato/presente lo abbiamo già menzionato, ma a questo occorre unire la presenza di fattori endogeni e fattori esogeni.

Tra gli elementi esogeni il più importante e più discusso, a seguito dei profondi cambiamenti del nostro Paese, dovuti a quasi cinquant’anni di immigrazione e a causa della legge n. 91 del 1992 oggi distante dalla realtà interculturale del Belpaese, è l’acquisizione di cittadinanza: i cittadini italiani iscritti all’AIRE per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2023 sono aumentati del 144% (in valore assoluto si tratta di quasi 198 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006). 

L’elemento endogeno per eccellenza è, invece, la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall’Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del +175,0% (in valore assoluto sono, oggi, 2.394.792; erano 869 mila nel 2006). 

Si tratta di italiani che restituiscono un volto ancora più composito del nostro Paese rendendolo interculturale e sempre più trasnazionale, composto cioè da italiani che hanno origini diverse (nati e/o cresciuti in paesi lontani dall’Italia o nati in Italia in famiglie arrivate da luoghi lontani) e che si muovono con agilità tra (almeno) due paesi, parlando più lingue, abitando più culture.

L’attuale presenza italiana all’estero è europea. L’Europa accoglie oggi oltre 3,2 milioni di connazionali (il 54,7% del totale) mentre il continente americano segue con oltre 2,3 milioni (40,1%). Oggi le comunità più numerose sono, nell’ordine, in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.

Licata 60 2Nelle prime dieci posizioni si registrano ben tre continenti – America del Nord e Latina, Europa e Oceania – ma non occorre superare la 27° posizione perché tutti i continenti siano rappresentati.

Dal 2020 ad oggi il paese che è cresciuto più di tutti per presenza italiana è il Regno Unito (+27,2%). Questo nonostante la Brexit o proprio grazie Brexit perché tante sono state le regolarizzazioni o emersioni di presenze di già residenti nel territorio anglosassone che si sono ufficializzati iscrivendosi all’AIRE per evitare di essere espulsi. Segue la Spagna (+21,8%), una delle mete da sempre più gettonate da giovani e giovanissimi italiani perché territorio prossimo all’Italia per cultura, tradizioni e lingua. Il territorio spagnolo ancora oggi offre un’accoglienza felice e dignitosa, la valorizzazione delle persone e una risposta positiva ai desideri con cui e per i quali gli italiani lasciano l’Italia.


Le partenze nell’ultimo anno: sempre più giovani e sempre più Europa


Da gennaio a dicembre 2022 si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione “espatrio” 82.014 italiani. Il 16,4% delle iscrizioni per espatrio avvenute da gennaio a dicembre 2022 ha riguardato il Regno Unito; il 13,8% la Germania; il 10,4% la Francia e il 9,1% la Svizzera. I primi quattro paesi, quindi, tutti europei raccolgono il 50% del totale delle partenze. Il 75,3% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2022 è andato in Europa; il 17,1% è, invece, arrivato nel continente americano (il 10,5% nell’America Latina) e il 7,4% si è distribuito in tutto il resto del mondo.

Nonostante la generale riduzione, le caratteristiche complessive restano invariate rispetto al 2022: una mobilità prevalentemente maschile (54,6% sul totale iscritti), non coniugata (67,1%, mentre i coniugati sono il 27,3%), giovane (il 44,0% ha tra i 18 e i 34 anni) o giovane adulta (il 23% ha tra i 35 e i 49 anni).

Il 53,9% (44.210) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio da gennaio a dicembre 2022 lo ha fatto partendo dal Nord Italia, il 30,2% (24.729) dal Meridione e il 15,9% (13.075) dal Centro.


Iscritti all’AIRE per solo espatrio - Serie storica - Valori assoluti - Anni 2014-2023

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Fonte: Migrantes-Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati AIRE.


Lombardia e Veneto – con, rispettivamente, un’incidenza sul totale del 18,8% e dell’11,4% – sono, ancora una volta, le regioni da cui oggi si parte di più. Seguono la Sicilia (8,9%), l’Emilia-Romagna (8,2%) e il Piemonte (7,6%). Il Nord Italia continua ad essere, quindi, il protagonista indiscusso dell’attuale mobilità dall’Italia verso l’estero, una mobilità anche quest’anno ridotta, ma in linea con il 2022.

I dati sulle iscrizioni all’AIRE degli italiani e delle italiane per la sola motivazione espatrio nell’ultimo anno registrano ancora un andamento sottotono rispetto alle quasi 150 mila partenze ufficiali che si registravano, in un anno, prima dell’avvento nelle nostre vite del Coronavirus. Il motivo di questo andamento decrescente lo si deve ricercare nell’inquietudine generale che imperversa e che non fa prendere decisioni chiare e univoche. Ma si deve ricercare anche in uno degli elementi che ben descrive la mobilità italiana di oggi: l’eterogeneità, intesa come sinonimo di varietà di profili, di storie, di motivazioni. Una tale ricchezza rende le analisi particolarmente complesse soprattutto quando si vanno a ricercare modelli generali.

Per quanto concerne l’ultimo anno è comunque possibile riassumere alcune linee generali: si è trattato di una mobilità sempre più giovanile (18-34 anni) e con lo sguardo rivolto all’Europa. Hanno ricominciato a viaggiare gli anziani, mentre la mobilità familiare e quella dei minori è ancora fortemente ridotta. Quadrato Rosso

[*] Curatrice Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes

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