Nell’articolo apparso il 27 marzo scorso su Il Sole 24 Ore il giornalista Giorgio Pogliotti mette il dito sulla piaga delle carenze organiche riferite al profilo di ispettore del lavoro nell’INL. Rileva, infatti, che nonostante i diversi concorsi effettuati negli ultimi anni per colmare i vuoti, la situazione è ancora lontana dalla sua soluzione. E ciò per la rinuncia di un’alta percentuale di vincitori a prendere servizio.
La causa prima di questo rifiuto individuata da Pogliotti nell'inadeguata retribuzione, tuttavia, non mi convince del tutto. È credibile quando si riferisce alle sedi del nord della penisola, soprattutto nei grandi centri urbani, perché la retribuzione media di circa duemila euro nette mensili, tutto compreso, è assolutamente inadeguata, al punto che i giovani laureati ivi residenti neanche ci pensano a partecipare a tali concorsi, avendo offerte dal privato di gran lunga superiori. Per i vincitori provenienti dal sud, che rappresentano la maggioranza, il costo della vita, tra alloggio e vitto è impraticabile. Se poi hanno moglie e figli a carico, neanche a parlarne.
I conti non tornano, invece, quando le assegnazioni riguardano gli uffici del meridione, Tale spiegazione desta non poche perplessità, come avevo scritto nel mio articolo pubblicato sul numero 53 di questo periodico. Non si capisce, infatti, perché un giovane che vive in quella parte d’Italia trova inappetibile tale stipendio sicuramente adeguato a un costo della vita di gran lunga più basso di quello delle metropoli del settentrione. C’è da aggiungere, poi, che nel mercato del lavoro del meridione non credo esistano eccessive alternative valide nel settore privato. In questa parte d’Italia ritengo, pertanto, che il rifiuto sia legato ad altri fattori.
Di norma, infatti, i futuri ispettori cercano di informarsi sullo stato dell’arte dell’“azienda” nella quale dovranno lavorare e la realtà che si presenta ai loro occhi trasforma subito l’iniziale entusiasmo in preoccupazione per lo stato di disagio e frustrazione che si respira in quell’ambiente. Una preoccupazione che in molti casi porta alla rinuncia. Una situazione beffarda per una delle attività più interessanti e cariche di professionalità del pubblico impiego. Decenni di mala gestione e di scelte sbagliate da parte della politica e dell’alta burocrazia si sono scaricate, lungo la catena di comando, prevalentemente sugli operatori. Così alle responsabilità legate alla loro professionalità, e non sono poche, si sono aggiunte quelle derivanti dal degrado del settore. E uno degli elementi che contribuisce a esso, oltre alle carenze organiche e strumentali, è la dispersione della funzione in rivoli di enti con le conseguenti confusioni, duplicazioni, incertezze.
Nell’ormai lontano 1996 al congresso sindacale tenutosi a Montesilvano, nella mia relazione lanciai l’idea di trasformare le strutture dell’ispezione del lavoro da organi ministeriali in un’agenzia la cui funzione di vigilanza doveva essere unica e omnicomprensiva di tutti gli aspetti in materia di lavoro, riprendendo quanto si era da poco realizzato nel settore fiscale. Giustificavo la mia proposta col fatto che un’attività così importante non poteva coesistere con la cultura burocratica insita nei meandri ministeriali. Le risposte al mondo del lavoro dovevano essere le più rapide possibili cercando di eliminare inutili passaggi e superflue scartoffie. E avevo citato l’esempio dell’assurdo rapporto tra due uffici dello stesso ministero affiancati, oltretutto, l’uno all’altro. Per ottenere un'informazione utile allo svolgimento di una pratica mi era stata negata la possibilità di chiederla rapidamente di persona. Così ho dovuto scrivere una lettera formale che con i vari passaggi, visti, firme e protocollo, era stata inoltrata dopo qualche giorno. Anche la risposta aveva seguito la stessa procedure e quello che avrei potuto ottenere in pochi minuti, mi fu comunicato dopo un paio di settimane. Da ultimo e non per importanza avrebbe dovuto avere le risorse necessarie per mettere a disposizione degli operatori le strumentazioni necessarie e le indennità adeguate alle loro responsabilità e professionalità. Al termine dell’intervento, mentre ottenni il consenso dei delegati, osservai un atteggiamento d'indifferenza nei rappresentanti politici e burocratici del Ministero presenti in sala.
Dopo circa vent’anni il sogno sembrò realizzarsi ma fu solo un’illusione perché tutti sappiamo com’è andata a finire e nel corso degli ultimi anni la frammentazione funzionale è aumentata ancora di più determinando una situazione grottesca, unica nel mondo occidentale. Né l’attuale ministra sembra porvi rimedio, intenta com’è a una ristrutturazione ministeriale, i dipartimenti, che dal punto di vista funzionale appare poco utile. Forse servirà solo a scatenare gli appetiti della clientela politica.
Caro Pogliotti, mi creda, non è solo questione di denaro.
20 Maggio 1999 – 20 Maggio 2024 25 anni dall’omicidio del Prof. Massimo D’Antona Cerimonia di commemorazione e consegna del Premio Massimo D’Antona Nel pomeriggio del prossimo 20 maggio – nella ricorrenza del 25° anniversario dell’omicidio del Prof. Massimo D’Antona – presso il Salone D’Antona del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in Via Flavia 6 a Roma, la nostra Fondazione ha organizzato una occasione commemorativa, all’interno della quale sono previsti interventi del Dr. Matteo ARIANO, Presidente della Fondazione D’Antona, della la Dr.ssa Marina Elvira CALDERONE, Ministro del Lavoro, e di persone che, all’epoca, avevano collaborato con il giurista scomparso, il Prof. Roberto ROMEI, Professore Ordinario di Diritto del lavoro, Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi Roma Tre ed il Dott. Antonio NADDEO, Presidente dell’ARAN, Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni. Al termine del momento commemorativo, si svolgerà una cerimonia per la consegna del “Premio Massimo D’Antona” ai vincitori delle selezioni indette dal Ministero del Lavoro (6-9-2021) e dalla Fondazione D’Antona (1-7-2023) per le migliori tesi in materia di Diritto del lavoro. Poiché l’accesso al Ministero del Lavoro è contingentato per motivi di sicurezza, le eventuali richieste di partecipazione saranno accolte fino ad esaurimento e, comunque, potranno avvenire tramite l’utilizzo del form disponibile sul sito internet della Fondazione D’Antona. |
[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona
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