Anno XIII - n° 67

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Gennaio/Febbraio 2025

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Il sistema delle frattaglie


di Fabrizio di Lalla [*]

Fabrizio Di Lalla 30 31

Il mio precedente articolo in cui denunciavo la vera causa dell’inefficienza della vigilanza in materia di lavoro in tutti i suoi aspetti ha suscitato notevole interesse e ampio consenso. Ma più che quest’ultimo elemento mi preme mettere in risalto il dibattito che ne è scaturito dentro e fuori i social perché il confronto delle idee sul tema può essere l’inizio di una forza d’urto che spinge al cambiamento E tale elemento sarebbe cosa auspicabile per una situazione così sgangherata come il settore dell’ispezione del lavoro. La stragrande maggioranza dei miei lettori è composta dagli operatori dell’attività di vigilanza che sentono sulla loro pelle il dolore delle ferite causate da quest'assurda organizzazione pubblica. Un sistema privo di logica e inefficiente che esiste solo nel nostro Paese, mentre ovunque, com'è dettato dalla logica, nessuno si sognerebbe di trasformarlo in frattaglie.

Ho cercato di spiegarlo, secondo naturalmente il mio punto di vista, in precedenza attribuendo a una serie di soggetti pubblici il desiderio di impossessarsi delle funzioni attribuite fin dalla sua nascita all’Ispettorato del lavoro per una questione di puro potere gestionale. Come un branco di predatori che si avventa su un animale ferito gravemente e ne strazia le carni, brandello dopo brandello, così nell’ultimo mezzo secolo è cominciata la spoliazione delle funzioni di un organismo indebolito da decenni di disinteresse della classe politica a partire dai ministri del lavoro che si sono succeduti nel tempo.

Si è lasciato fare nel silenzio generale di chi aveva il potere e il dovere di opporsi, al punto che oggi ci sono ben quattro soggetti che svolgono gli stessi compiti o alcuni loro aspetti e ognuno va per conto proprio, in considerazione che il coordinamento sempre invocato non funziona o non viene fatto funzionare, mentre il suo richiamo negli atti normativi e stato solo la classica foglia di fico per coprire il misfatto. I gruppi dirigenti dei soggetti interessati hanno agito in contrasto con l’interesse generale di cui dovrebbero essere paladini, ma non bisogna dimenticare che il nostro Paese è la patria del particolare, come rilevava Guicciardini, e che da noi sono nate le corporazioni.

Ogni qualvolta succede qualcosa di patologico nel settore come gli infortuni sul lavoro, i politici di ogni colore si stracciano le vesti o si rimpallano le accuse, confidando nell’inconsapevolezza o nella memoria corta dell’opinione pubblica perché altrimenti non potrebbe non metterli sotto accusa per le loro palesi responsabilità. Anche i sindacati che accusano a ragione i primi di omissioni nella loro azione quotidiana, dimenticano, tuttavia, che poco o nulla hanno fatto per ostacolare o almeno denunciare la rottura dell’unità dell’ispezione del lavoro.

Ci sono, poi, le responsabilità dei mass media che non hanno mai affrontato razionalmente la questione dell’inefficienza del nostro sistema di vigilanza. Nei dibattiti televisivi, sui social, sui giornali avrebbero potuto mobilitare l’opinione pubblica sull’argomento e determinare una spinta che avrebbe fatto riflettere la politica così sensibile alle pressioni degli elettori. La loro inerzia e indifferenza sono forse le più gravi delle responsabilità.

In contrasto con l’interesse manifestato dagli operatori del settore per il mio scritto, c’è stato il silenzio di chi ha le leve del potere. Non che volessi il loro assenso al mio punto di vista, quanto invece il loro parere autorevole sulle cause che hanno determinato le attuali inefficienze.

Una cosa, inoltre, che mi lascia estremamente perplesso è il disinteresse dell’attuale ministro su questo argomento. Si è data da fare, è vero, per l’assunzione di altro personale, ma non può non sapere che questi sono palliativi che non risolvono la questione alla radice. Eppure, non viene da mondi diversi perché per decenni ha operato a contatto con questo sistema e quindi ben conosce la sua degenerazione avvenuta negli ultimi decenni, come sa che in tutti i paesi evoluti c’è un unico organo di vigilanza a difesa dei diritti, della salute e dell’incolumità dei lavoratori. Se così è, la sua responsabilità non è inferiore a quella di chi l’ha preceduta. Quadrato Rosso

[*] Giornalista e scrittore. Consigliere della Fondazione Prof. Massimo D’Antona E.T.S.

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