Riforma della Pubblica amministrazione – Ancora annunci
di Claudio Palmisciano [*]
In questi giorni molti cittadini italiani stanno facendo i conti con due appuntamenti particolarmente importanti per il loro vivere quotidiano. Si tratta da una parte della presentazione del Modello ISEE e dall’altra della presentazione della dichiarazione dei redditi 2015, relativa ai redditi dell’anno 2014. Naturalmente l’aspettativa dovrebbe essere quella di riuscire ad ottenere dalla pubblica amministrazione quei servizi indispensabili per poter esercitare i propri diritti in maniera sufficientemente tranquillla.
Il primo, il Modello ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), è lo strumento di valutazione, attraverso criteri unificati, della situazione economica di chi richiede prestazioni sociali agevolate o l’accesso a condizioni agevolate ai servizi di pubblica utilità. Per ottenere il Modello ISEE, il cittadino deve fornire tutte le informazioni necessarie per una valutazione economica del proprio nucleo familiare attraverso la presentazione della DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) che è una dichiarazione attraverso la quale ci si assume la responsabilità, anche penale, di quanto dichiarato.
Le regole per la presentazione della dichiarazione di responsabilità sono state recentemente cambiate dal Governo per rispondere ad esigenze di maggiore trasparenza e correttezza soprattutto per il fatto che la procedura pregressa consentiva l’aggiramento degli obiettivi posti dalla norma istitutiva e perché frequenti erano gli abusi nell’ottenimento indebito di prestazioni sociali agevolate. La nuova procedura, inoltre, ha introdotto nuovi criteri di valutazione del calcolo della situazione reddituale, atti a garantire maggiore equità nella determinazione dell’Indicatore economico familiare. Insomma obiettivi senz’altro giusti che vanno incontro alle esigenze di coloro che maggiormente sopportano situazioni disagiate e di vero bisogno.
Premesso che la DSU può essere presentata esclusivamente on line e che non è prevista l’assistenza diretta di un ufficio pubblico nella compilazione della stessa ma solo, eventualmente, quella dei CAF autorizzati, la nuova procedura, ancorchè introdotta per motivi nobili, sta facendo proprio in questi giorni letteralmente impazzire i cittadini interessati e gli stessi CAF, dato che la compilazione del Modello si sta dimostrando particolarmente complicata. Coloro che hanno provato a fare da soli dichiarano che ci troviamo in presenza di un vero e proprio rompicapo e le ben 32 pagine di istruzione rilasciate dall’INPS spesse volte non riescono a sciogliere tutti i dubbi interpretativi per poter compilare correttamente la propria dichiarazione senza incorrere nel rischio di errore che, come detto, potrebbe comportare anche responsabilità di tipo penale. I CAF, dal canto loro, affermano che per poter procedere correttamente alla compilazione di una dichiarazione di un proprio assistitito impiegano, di media, quasi un’ora; all’incirca un tempo doppio rispetto a quello necessario per la produzione della dichiarazione degli anni precedenti. I CAF sono quindi messi nelle condizioni di non poter accettare l’incarico per la compilazione della dichiarazione prevista. Tutto questo sta comportando che gli enti che forniscono le prestazione sociali agevolate (a partire dalle regioni) si trovano obbligati ad introdurre rinvii e deroghe nella individuazione del termine utile per la presentazione del Modello ISEE.
Insomma, l’esigenza di equità e correttezza posta dal Governo per la compilazione del nuovo Modello ISEE, si è trasformata in una vera e propria preoccupazione per i cittadini interessati.
Il secondo appuntamento che riguarda la grande massa della popolazione è quello della presentazione del Modello 730-2015 per la denuncia dei redditi dell’anno 2014. Quest’anno, come noto, sarà attiva la procedura del Modello 730 precompilato; leggiamo dal sito internet della Agenzia delle Entrate: “Dal 15 aprile 2015, in via sperimentale, l'Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati, il modello 730 precompilato. Modello che può essere accettato o modificato. Il vantaggio fondamentale per il contribuente (oltre a quello relativo all’ulteriore semplificazione nella compilazione del modello) è legato ai controlli. Infatti, se il 730 precompilato viene presentato senza effettuare modifiche, direttamente oppure al sostituto d’imposta, non saranno effettuati i controlli documentali sulle spese comunicate all’Agenzia dai soggetti che erogano mutui fondiari e agrari, dalle imprese di assicurazione e dagli enti previdenziali (interessi passivi, premi assicurativi e contributi previdenziali). Se il 730 precompilato viene presentato, con o senza modifiche, al Caf o al professionista abilitato, i controlli documentali saranno effettuati nei confronti di questi ultimi. Resta ferma la possibilità di presentare la dichiarazione dei redditi autonomamente compilata con le modalità ordinarie (730 ordinario o modello Unico PF).”
Grazie a questa procedura innovativa, circa 20 milioni di italiani, tra lavoratori dipendenti e pensionati, dovrebbero potersi compilare da soli la dichiarazione dei redditi, ovvero apportare le modifiche eventualmente necessarie e poi procedere all’invio on line.
Un obiettivo sicuramente ambizioso che nella volontà del Governo dovrebbe semplificare la vita di molti cittadini ogni anno impegnati nello svolgimento del proprio dovere di contribuente senza dover anche scervellarsi per dovere rispettare tutte le regole del “rompicapo 730”. Forse è presto per esprimere valutazioni quantitative sull’esito dell’operazione ma nelle realtà locali è forte la sensazione che quest’anno, ancora di più, ci sarà bisogno di assistenza da parte degli Uffici periferici della Agenzia delle Entrate e, soprattutto, da parte dei CAF proprio perché ancora scarsamente abituati a dialogare con la pubblica amministrazione attraverso gli strumenti informatici che sono oramai comuni in tutte le nostre abitazioni.
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Ho voluto richiamare questi due appuntamenti importanti per molti di noi per evidenziare come, dopo anni di grandi discussioni ed annunci, ancora la nostra Pubblica Amministrazione si trova in condizioni di particolare arretratezza soprattutto perché invece di fare passi in avanti nella direzione della sburocratizzazione delle attività riesce, invece, a pensare soluzioni di maggiore pesantezza per i cittadini coinvolti.
Anche il Governo oggi in carica, fin dal suo insediamento, aveva posto fra gli obiettivi proprio un ambizio processo di riorganizzazione e di riforma della Pubblica Amministrazione. Purtroppo, oggi ci troviamo fra le mani il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 “Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari”, convertito con la legge 11 agosto 2014, n. 114 che viene ricordato soprattutto per aver introdotto il principio della mobilità obbligatoria per di dipendenti pubblici e la decurtazione del 50% dei distacchi e dei permessi sindacali. Non una vera riforma, quindi, ma una ulteriore bastonata ai dipendenti pubblici, che ha fatto il paio con il blocco (sesto anno consecutivo) dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego.
L’impegno riformatore del Governo viene portato avanti con il disegno di legge (Atto Senato N. 1577
) relativo alla “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” che però sta navigando lentamente all’interno delle Commissioni parlamentari e la sua approvazione non pare subire particolari scossoni o accelerazioni. Oltretutto anche questa legge, se approvata, nella buona sostanza dovrà essere attuata attraverso una serie di decreti legislativi da emanare entro tempi più o meno lunghi.
Insomma, come abbiamo già avuto modo di scrivere altre volte su questa Rivista, è oramai dal 2008 che gli unici interventi riformatori che abbiamo visto nel pubblico impiego sono quelli che hanno riguardato la progressiva riduzione dei diritti dei lavoratori, a partire da quelli economici; sembra, cioè, che ci si continua a nascondere dietro i titoli altisonanti di riforma per, invece, portare al progressivo svilimento della macchina pubblica iniziando dalla mortificazione degli operatori del settore. Non si tiene conto, invece, che un progetto, buono e condiviso, di riforma e di riorganizzazione degli uffici pubblici e delle loro attività può portare anche alla migliore valorizzazione delle professionalità e della serietà della stragrande maggioranza dei lavoratori e che anche un rinnovato contratto collettivo nazionale di lavoro può accompagnare una azione virtuosa di rilancio di tutte le attività della macchina pubblica.
Ma vogliamo essere ottimisti e guardiamo ancora con attenzione a “L’AGENDA PER LA SEMPLIFICAZIONE 2015-2017”, approvata dal Consiglio dei Ministri il 1° dicembre 2014, perché, leggiamo testualmente “Con l’Agenda per la semplificazione 2015- 2017, per la prima volta in Italia, il Governo, le Regioni, i Comuni, le Province e le Città Metropolitane assumono un comune impegno ad assicurare l’effettiva realizzazione degli obiettivi individuati. Solo una forte alleanza dei diversi livelli amministrativi può garantire il risultato, utilizzando tutti gli strumenti utili: innovazione tecnologica, amministrativa, organizzativa, normativa”.
Purtroppo, rileviamo (dal sito internet del Dipartimento della Funzione Pubblica), che ad oggi si sono concretizzati solo pochi ed insufficienti obiettivi:
- Su proposta del ministro dell'Ambiente e del ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il ministro dello Sviluppo economico, la Conferenza Unificata ha approvato l'Intesa sul modello unificato e semplificato per la richiesta di AUA, l'autorizzazione unica ambientale che sostituisce fino a sette diverse autorizzazioni ambientali.
- Molte Regioni si sono adeguate già prima del 16 febbraio, termine previsto per l'adozione dei nuovi modelli semplificati per la comunicazione di inizio lavori (CIL) e la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) per le attività edilizie. Diverse altre Regioni sono al lavoro e adotteranno la modulistica nei prossimi giorni.
Tuttavia, noi siamo ancora fiduciosi rispetto al fatto che il Governo, insieme alle altre articolazioni istituzionali, possa procedere speditamente nella realizzazione di tutti gli impegni posti con l’Agenda perché rappresentano i veri obiettivi innovatori di una Amministrazione Pubblica che viaggia oggi in condizioni di grave arretratezza rispetto ai paesi europei più evoluti. Il Paese non è nelle condizioni di poter aspettare i tempi lunghi nella realizzazione di questo importante progetto proprio perché i timidi segnali di ripresa della nostra economia non possono e non debbono essere mortificati proprio a causa di una pubblica amministrazione arretrata; non si può ancora una volta correre il rischio di vedere approvati o realizzati gli obiettivi prefissati in tempi eccessivamente lunghi con il risultato di renderli assolutamente superati ed inutili. A maggior ragione oggi più che mai il tempo è prezioso.
[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona (Onlus)
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