Ministero del Lavoro… un cantiere infinito
di Renato Nibbio [*]
Lo scorso numero ci eravamo lasciati ripromettendoci di ritrovarci su queste pagine di Lavoro@Confronto per approfondimenti sull’Agenzia ispettiva, ma anche con la segreta speranza di potere riportare anticipazioni sul soggetto (una seconda Agenzia?) in cui il Jobs Act confida per riformare profondamente le politiche del/per il lavoro.
… Soprassediamo, non senza affidare all’articolo di Stefano Oliveri Pennesi un’articolata riflessione su “chi siamo” e su cosa si rischia di perdere in nome del contenimento della spesa pubblica.
Un risparmio, forse solo nell’immediato, che rarefa ulteriormente il già smilzo «presidio permanente di legalità e tutela del lavoro, a tuttotondo» un tempo capillarmente strutturato con gli uffici di collocamento ed il corollario dei cantieri di lavoro, della formazione professionale…
Un impegno quotidiano del Ministero del Lavoro per «“preservare” e garantire ogni territorio, dotato di pari dignità e specificità socio economica».
A ciò si aggiungano le problematiche degli esuberi, dei contingenti in soprannumero, della mobilità… che, comunque, troveranno una “soluzione” nel Disegno di Legge di iniziativa del Governo per la “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, che il Senato ha approvato (i.e. atto n° 1577-A) e che ora passa alla Camera.
La delusione per ciò che si apprende (o, meglio, non si apprende) è ben presente nel piacevole contributo di Dario Messineo.
Piacevole solo per la garbata arguzia con la quale viene posta l’annosa problematica della incomprensibile assenza presso gli uffici periferici del Ministero del Lavoro di uffici legali con iscritti all’Albo, sia pure nell’elenco speciale, al pari di chi rappresenta in giudizio INPS ed INAIL; giusto per citare i due Istituti vigilati con i quali si dovrebbe dar vita ad un unico corpo ispettivo e verso i quali dovrebbe transitare la maggior parte del personale amministrativo delle DIL e DTL.
A sua “consolazione” rispetto alle esigue note spese che ci racconta essergli state liquidate dal giudice ci preme dirgli che ad altri (e fra questi chi scrive) è andata persino peggio vedendosi liquidare spese processuali degne di qualsiasi affermato professionista… certo senza alcuna “percentuale”, ma nemmeno una riga di elogio.
Ma Dario Messineo riprende anche il tema, che gli sappiamo caro, della vicedirigenza ed ancor più delle alte professionalità che presso il Ministero del Lavoro non hanno avuto il dovuto riconoscimento, né in termini giuridici, tantomeno economici.
Gianluca Meloni, con “Senza strumenti e servizi adeguati il contratto di ricollocazione rischia di restare una chimera”, rimette il classico dito nella piaga evidenziando con articolate e persuasive argomentazioni l’imprescindibilità di questo istituto «indispensabile se si vuole transitare da un sistema che preservi il posto di lavoro a un sistema che garantisca politiche di supporto e assistenza intensiva alla famiglia e ai lavoratori nella fase di passaggio da un’occupazione a un’altra, integrando in modo sinergico il sostegno al reddito con azioni di reinserimento lavorativo efficaci».
Un ragionamento, quello di Gianluca Meloni, che riporta alle carenze dei servizi per l’impiego, sia pubblici che privati, che non riescono ad assolvere alle funzioni ad essi delegate, con un’efficienza che, confrontata con i dati europei, risulta molto al di sotto della media.
Ed una conferma è facilmente rinvenibile nell’esame dei dati disponibili su base europea relativi alla “quota di intermediazione” dei centri, ossia sulla capacità di incidere concretamente sulla platea di coloro che sono alla ricerca di occupazione, come ricordava Gabriele Fava su Il Sole 24 Ore dello scorso 20 marzo.
Sennonché la proposta con la quale Fava chiude l’articolo ci dovrebbe ricordare “qualcosa”, o per lo meno ci si dovrebbero ritrovare i meno giovani operatori del Ministero, considerato che la «possibile soluzione è quella di far lavorare i dipendenti pubblici dei centri per l’impiego in un’ottica propositiva verso le aziende, ossia passando per le aziende stesse, al fine di conoscerne il fabbisogno specifico di risorse»… cioè il S.E.D.O.C. (Sistema Europeo incontro Domanda-Offerta lavoro in Compensazione comunitaria) adottato dal Ministero del Lavoro agli inizi degli Anni Ottanta!
Ritornano anche su questo numero i colleghi Erminia Diana e Luigi Oppedisano con un focus sul trasferimento d’azienda e la tutela del lavoratore, tema di estrema attualità visti i soventi cambi nelle titolarità delle imprese, alla ricerca di «una linea di confine, nonché un punto di equilibrio tra le insostituibili e contrapposte esigenze di tutela dei lavoratori e le esigenze di trasformazione per le varie attività produttive».
Tiziano Argazzi ripropone la tematica del lavoro negli enti sportivi dilettantistici e, dopo averne valutato - nel primo numero di questa Rivista - agevolazioni, vantaggi e limitazioni, vi si addentra analizzandone le forme costitutive e gli istituti contrattuali possibili, fornendo un sia pur sintetico ma esaustivo ed utilissimo vademecum.
Per la “cassetta degli attrezzi” degli ispettori altrettanto utili i contributi di Mario Chiappetta sull’apparato sanzionatorio in materia di autotrasporto (di cui proponiamo la prima parte), e di Angela Gerarda Fasulo sugli obblighi di tenuta del certificato di agibilità per i lavoratori dello spettacolo.
Katia Elisabetta Provenzano fa seguito ai primi capitoli pubblicati sullo scorso numero di Lavoro@Confronto concludendo il proprio contributo sul Comitato unico di garanzia nel quale e per il quale siamo certi porterà un qualificato e motivato apporto.
Veramente ottimo il contributo di Massimo Peca, uno degli ispettori tecnici che qualificano in nostro Dicastero e le alte professionalità che vi lavorano.
Analisi comparata che offre un importante contributo volto a superare “inefficienze” iniziando «ad unificare le competenze che ha lo Stato e, non appena definita la riforma costituzionale, aggiungere quelle delle Regioni, cioè del SSN. Esiste già il “germe” aggregatore (in senso chimico): si chiama INAIL e tale unificazione rappresenterebbe il naturale completamento di questo ente, come è avvenuto con l'ISPESL e l'IPSEMA. Insomma, iniziare con una Agenzia “leggera” che diventi completa non appena possibile. Si può fare da subito e la delega in scadenza ne è l'occasione».
Chiudiamo, pertanto, anche questo nono numero della Rivista con la sincera soddisfazione di chi, proprio grazie a Lavoro@Confronto si convince ogni giorno di più delle autentiche e spesso inespresse e misconosciute Professionalità presenti nel Ministero del Lavoro… basta capacitarsene e spingere l’acceleratore.
[*] Direttore di LAVORO@CONFRONTO
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