Una tavola rotonda per parlare di lavoro
Una occasione per ricordare un grande studioso al servizio delle Istituzioni
di Claudio Palmisciano [*]
Lo scorso 21 ottobre, a Roma, nella Sede del Ministero del Lavoro si è svolta la Tavola Rotonda su “Il nuovo modello di vigilanza - L’ispettorato unico del lavoro”, organizzata dalla Fondazione Prof. Massimo D’Antona, in occasione della consegna annuale del “Premio Massimo D’Antona” a due giovani laureati che hanno discusso le proprie tesi su materie del diritto del lavoro. Particolarmente autorevoli le personalità del mondo del lavoro chiamate a portare il proprio contributo di fronte all’attento e selezionato pubblico ammesso nel prestigioso ed elegante Salone Massimo D’Antona.
“Una manifestazione indetta per la premiazione delle migliori tesi dei partecipanti al concorso che il Ministero del Lavoro e la Fondazione bandiscono alternativamente ogni anno – ha detto Fabrizio Di Lalla, Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona, aprendo i lavori e presentando l’iniziativa – trova le motivazioni del suo successo in un mix formato da cultura e giovani. Sapere che questi ultimi si confrontano su un tema, quello del diritto del lavoro, così complesso, a volte ostico e in continua evoluzione, fa ben sperare per il futuro del nostro Paese. E non dimostrano solo padronanza sulla materia. A essa aggiungono la sapienza del comunicare. Già è tanto difficile farsi capire a parole; quando, pertanto, ci si riesce per iscritto si possiede un dono quasi divino.” “L’argomento della tavola rotonda di quest’anno, la riforma della vigilanza – ha aggiunto Di Lalla – oltre che essere attuale, è sicuramente molto coinvolgente e la creazione dell’Ispettorato Unico del Lavoro, fin dalla sua formulazione nella legge delegata e nell’iter parlamentare, ha suscitato reazioni contrastanti, com’è giusto e lecito in democrazia. Quel che va rilevato è che le diverse posizioni non trovano tanto la loro ragion d’essere in punti di vista di carattere culturale o giurisprudenziale, quanto negli interessi contrapposti di gruppi di pressione esistenti nella nostra società e non solo nel recinto della funzione pubblica.”
Cosa significa per il Paese il nuovo modello di vigilanza previsto dal Decreto Legislativo 149 di recente emanazione, all’interno del quadro normativo più generale denominato Jobs act, è l’interrogativo che si è posto nel suo articolato intervento introduttivo della tavola rotonda Stefano Olivieri Pennesi, Direttore della DTL di Prato e Professore a contratto dell’Università Tor Vergata di Roma, Cattedra Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro. Il problema principale – ha detto Olivieri Pennesi - è quello della razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva”, oggi affidata a enti e amministrazioni diverse, tenendo però presente che “semplificare e razionalizzare sul territorio non è una operazione facile”. necessario partire dalla esigenza di “non replicare, le attività ispettive, per non incidere, troppo invasivamente, anche, dal punto di vista operativo, finanziario, ma anche umano, sulla quotidianità lavorativa delle aziende, perché subire un ispezione è pesante, operativamente e psicologicamente per le aziende”. “Ecco perché – ha aggiunto Olivieri Pennesi – la coesistenza, operosa, fra le diverse amministrazioni, si rende necessaria e il Ministro del Lavoro, attraverso la neonata creatura dell’Agenzia Ispettiva, avrà il compito di coordinare l’attività di vigilanza in materia del lavoro.” “Ovviamente – ha setto ancora Olivieri Pennesi - bisogna curare un altro aspetto del Decreto Legislativo 149 che è quello della gestione della formazione ed aggiornamento del personale ispettivo, anche di INPS ed INAIL” unitamente alla garanzia di fornitura di mezzi e attrezzature al personale impegnato, nonché parificazione di trattamento economico.
L’esponente delle Associazioni dei datori di lavoro – Pierangelo ALBINI, Direttore Area Lavoro e Welfare di Confindustria – ha invece impostato il suo intervento partendo da una breve analisi dello scenario della crisi che ha attraversato il nostro Paese dal 2008. “Questa non è una crisi – ha detto Albini – che, una volta conclusa, riporta tutto e tutti al punto in cui eravamo prima. Questo è, piuttosto, una trasformazione vera e propria del tessuto produttivo, del tessuto economico e persino, del tessuto sociale del paese. Quindi, dobbiamo, cominciare a considerare i nostri temi – anche quelli che esaminiamo oggi - avendo in mente un preciso quadro di riferimento. Il mondo, infatti, sta cambiando rapidamente.” “Questo Governo – ha proseguito Albini - sta leggendo correttamente i segni del cambiamento e si sta attrezzando per modificare molte situazioni. Temo, però, che non sarà facile, come appunto abbiamo appena sentito per quanto riguarda l’argomento in discussione oggi.” Quello che deve essere evitato – ha detto ancora Albini – è pensare che “fatto un Decreto Legislativo, abbiamo risolto i problemi. Ci sono problemi gravi d affrontare ma sono ottimista perchè vedo segnali incoraggianti nel decreto. Penso alle funzioni che vengono date alle Agenzie. Ce ne sono alcune che sono straordinariamente rilevanti: la mappatura, la rilevazione dei fenomeni, lo studio, l’analisi, la formazione, sono attività che lasciano intravedere la possibilità di un cambiamento positivo.”
Anche il Rappresentante delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori Gianluigi PETTENI, Segretario Confederale della CISL, ha avviato il suo intervento partendo da una breve considerazione sulle prospettive conseguenti alla condizione di crisi in atto. “Siamo in una fase di profonda e travagliata trasformazione del lavoro – ha esordito Petteni – abbiamo necessità di nuove regole del lavoro, regole innovative ma fruibili e al tempo stesso sanzionabili in caso di inosservanza. Allo stesso modo, in questa particolare fase di trasformazione abbiamo bisogno di costruire il lavoro, renderlo creativo ed incentivare l’autoimprenditorialità.” Petteni si è poi soffermato sulla indispensabile esigenze di costruire innovative politiche attive del lavoro utili a valorizzare il lavoro “come strumento di ricchezza e di dignità”. Entrando nel merito del tema posto alla discussione con la Tavola rotonda, Petteni ha ricordato che più volte, nel corso degli incontri con il Governo, il Sindacato ha “chiesto di scindere il confronto: il confronto generale sul progetto ed il confronto più diretto rispetto agli operatori, alle persone interessate a questo percorso” sollecitando poi il Ministro Poletti ad aprire un confronto vero anche con le Organizzazioni Sindacali partendo dalla considerazione che proprio Massimo D’Antona è “una figura importante del Riformismo di questo paese che ha avuto il coraggio di fare proposte per rinnovare, ahimè anche pagando con la vita rispetto a questo” e che quindi è senz’altro positivo procedere nella direzione delle riforme ma che il risultato sarebbe senz’altro molto più ambizioso se le stesse puntassero a costruire un “risultato con i lavoratori, non contro i lavoratori”
Terminato l’intervento di Petteni, ha preso la parola Giuliano POLETTI, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, il quale si è soffermato in maniera diffusa sulle conseguenze che la crisi ed il cambiamento in atto avranno sul lavoro e, di conseguenza, sulla vita delle persone.
Oggi – ha detto il Ministro – siamo dentro questa trasformazione. E allora, probabilmente, molti degli strumenti, che, storicamente, abbiamo usato per gestire, ad esempio, le relazioni tra impresa e lavoro sono armi spuntate, strumenti incapaci di rappresentare, il futuro della qualità di questo lavoro e noi avremo bisogno di costruire strumenti nuovi”. L’impegno che il Governo sta portando avanti – ha aggiunto il Ministro Poletti – attraverso la riforma complessiva del jobs act e, in specifico, alla discussione posta alla attenzione della Fondazione D’Antona con la tavola rotonda, parla proprio della “necessità di costruire strumenti che abbiano all’interno un sistema di autoriforma, di capacità di adeguamento e di stare in relazione con una realtà che cambia”. Insomma, ha insistito il Ministro del Lavoro c’è la necessità di “fare un grande passo avanti e voglio recuperare un ragionamento, che mi sono sentito fare molte volte, su una parola meravigliosa, che è il coordinamento.” Purtroppo, l’idea del coordinamento, nell’esercizio della funzione di vigilanza fra le diverse componenti impegnate sul terreno, ha funzionato veramente poco a causa dell’eccesso di vincoli, di resistenze, e di consuetudini sbagliate. Abbiamo quindi bisogno – ha aggiunto ancora il Ministro “di costruire una infrastruttura stabile, organica e aperta, che sia la più ricca, la più forte, la più efficace, la più efficiente, aperta all’utilizzo di tutti quelli, che hanno titolo ad utilizzarla. Noi abbiamo, ad oggi, sempre agito in senso opposto: ognuno si è costruito, in base alle proprie esigenze, il proprio sistema di informazioni; questo ha prodotto tutti sistemi parziali, replicati, moltiplicati e quindi, non adatti a un logica come questa.” Un altro grande problema, ha argomentato ancora Giuliano Poletti, è stata la eccessiva proliferazione delle tipologie contrattuali con la conseguenza di creare tante zone d’ombra nella gestione dei rapporti di lavoro con conseguenti difficoltà nella verifica della piena legittimità e legalità. quindi necessario “cercare di avere un mercato del lavoro, dove ci siano tipologie contrattuali minori, più chiare, più definite, più certe, più automatiche, con uno spirito che è chiaro: produrremo questo esito se le tipologie contrattuali che vogliamo che si affermino, saranno le più convenienti.”
“Noi avevamo un obiettivo – ha concluso il Ministro – che era sconfiggere la paura, la cultura per cui in questo Paese non si può più assumere a tempo indeterminato e l’unica maniera di dimostrare che si può fare è che sposti un milione di contratti da A a B, allora, forse, saremo tornati alla normalità” e “per cambiare oggi abbiamo bisogno della partecipazione di tutti: gli imprenditori, i lavoratori, le loro rappresentanze, gli ispettori, chi fa questo lavoro e le comunità locali.”
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Conclusa la tavola rotonda, con l’intervento del Ministro Poletti, ha preso il via la cerimonia per la consegna del Premio Massimo D’Antona destinato a giovani laureati che abbiano discusso una tesi in materia di diritto del lavoro, da assegnarsi tramite procedura selettiva per titoli. Il premio, istituito a seguito di un apposito protocollo d’intesa sottoscritto in data 4-6-2014 fra il Ministro del Lavoro Giuliano POLETTI e la Fondazione Prof. Massimo D’Antona, è stato disciplinato con avviso del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali l’Avviso, approvato il 9 luglio 2014, consisteva nella erogazione di due distinte borse di studio di Euro 4.000,00 ciascuna, per la migliore tesi di laurea, magistrale/specialistica o magistrale a ciclo unico (con esclusione delle lauree triennali), in materia di diritto del lavoro, nonchè per la migliore tesi di dottorato in materia di diritto del lavoro.
Il Premio, ha ricordato Fabrizio Di Lalla, è frutto della collaborazione tra il Ministero del Lavoro e la Fondazione Prof. Massimo D’Antona, che in questo modo hanno inteso rendere onore a colui che fu, da ultimo, docente di diritto del lavoro all'Università "La Sapienza" di Roma e Consigliere del Ministro del lavoro, assassinato da un commando terrorista il 20-5-1999.
Vincitori della selezione, in questa occasione, sono stati la Dr.ssa Federica Minolfi per la tesi di dottorato dal titolo “La contrattazione collettiva aziendale in Europa” ed il Dr. Marco Cuttone, per la tesi di laurea dal titolo: “Trasferimento d’azienda e appalti nell’ordinamento multilivello: tra problematiche aperte e possibili evoluzioni”.
La consegna del "Premio Massimo D'Antona" ai due vincitori è stata preceduta da un breve discorso del Dr. Paolo Onelli, Presidente della Commissione scientifica, il quale ha ricordato che “il premio intitolato ad una persona che ha dato la vita” per lo studio a fianco delle Istituzioni e, quindi, “è sempre con una certa emozione che si assiste al passaggio del testimone tra le generazioni”. Dopo la lettura delle motivazioni che hanno dato luogo alla scelta delle due tesi premiate, il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha consegnato personalmente ai due vincitori una targa ricordo dell’occasione.
Con gli interventi dei vincitori del premio Massimo D’Antona, Fabrizio Di Lalla, Presidente della Fondazione ha chiuso i lavori della manifestazione.
[*] Direttore Esecutivo della Fondazione Prof. Massimo D’Antona Onlus
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