L'identità perduta
Effemeridi. Pillole di satira e costume
di Fadila
Qualche giorno fa ho incontrato un mio caro amico che diversamente dal suo solito, sempre gioviale e sorridente, mi si è presentato con un viso così rabbuiato come non l’avevo mai visto. Lì per lì ho pensato a problemi fisici o famigliari e ho cercato di saperne di più. Di rimando quasi come se non mi avesse ascoltato, ha iniziato a tirar fuori una serie d'improperi rivolti al mondo intero. Dopo averlo calmato e la cosa non è stata facile, mi ha spiegato la causa della sua arrabbiatura che ha dell’incredibile e per questo ve la voglio raccontare pari, pari, riecheggiando le sue parole.
Resosi conto che la sua carta d’identità stava per scadere, si è recato al suo municipio per rinnovarla. Sicuro di avere il nuovo documento a vista manifestava tra sé e sé un’unica preoccupazione: quella, magari, di trovare una lunga fila allo sportello con relativa perdita di tempo, Così, quando davanti a sé non ha visto nessuno ha pensato che quello era il suo giorno fortunato. Con atteggiamento di compiaciuta consapevolezza sull’efficienza del servizio accompagnato da uno sguardo che ne esprimeva gratitudine, ha porto all’impiegato la vecchia carta da sostituire. Questi, senza scomporsi e senza aderire minimamente all’ostentato buonumore dell’utente ha esaminato a lungo il documento, si è messo al computer, dove ha immesso una serie di dati e alla fine con lo sguardo inespressivo come si addice al più classico travet, si è rivolto al cittadino che contribuisce al suo stipendio, e, senza manifestare emozione o vergogna, gli ha comunicato di ripassare tra due mesi per ritirare il nuovo documento.
Il mio amico, sempre pronto a controbattere atteggiamenti o prese di posizione non condivise, per una volta è sembrato tramortito da una situazione imprevista e impensabile. Dopo essersi ripreso dalla sorpresa, ha fatto finta di non aver capito e ha chiesto se si doveva mettere da parte in attesa del rilascio a vista, poiché nel frattempo si era formata la fila dietro di lui o la cosa sarebbe stata ancor più rapida e immediata, considerato ormai l’avanzato stato d'informatizzazione della pubblica amministrazione almeno per quel che dicono ogni giorno i nostri governanti a tutti i livelli.
Lo sportellista chiaramente seccato ha ripetuto la litania beccandosi a quel punto tutti gli improperi del richiedente. Stante così la situazione si è passati al livello superiore, ma anche il responsabile del servizio ha ripetuto le stesse cose con l’aggiunta che sì, il documento poteva essere rilasciato immediatamente a patto che egli fosse in grado di dimostrare la necessità di doversi recare all’estero. Se questa era la situazione favorisse i biglietti di viaggio. La dichiarazione dello “sgorbio”, una qualificazione estetica eccessiva forse dettata dalla rabbia, ha aggravato ancor più la situazione per quel “si può fare a patto che”.
Alzi la mano chi di voi a questo punto sarebbe stato in grado di mantenere la calma senza lasciarsi andare a eccessi di giusta reazione. E invece quello che mi è apparso sorprendente è che il mio amico che pure è un tipo abbastanza fumantino, non abbia reagito, ma si sia arreso di fronte a tale assurda circostanza.
Così, ora alle normali preoccupazioni della vita gli si sono aggiunte queste dell’identità perduta e trema all’idea che per qualche fortuita circostanza possa essere fermato per la sua identificazione da parte delle forze dell’ordine o magari non possa ritirare una raccomandata, un tipo di corrispondenza che di norma per i comuni mortali si riferisce quasi sempre a pagamenti a scadenza come le contravvenzioni stradali con i conseguenti interessi di mora se non fatti nei termini.
Ho cercato di rincuorarlo, consigliando di non prendersela più di tanto dal momento che non è il solo in tale situazione perché la perduta identità riguarda gran parte del nostro Paese.
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