Anno VI/VII - N° 30-31

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre 2018/Febbraio 2019

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Effemeridi • Pillole di satira e costume

Arrivano i generali


di Fadila

Bisogna che mi decida a cambiare l’itinerario della mia passeggiata quotidiana, per cercare di evitare il mio amico menagramo. Tutte le volte che lo incontro mi cambia la giornata, iniettando nei miei sentimenti di gioia di vivere, incertezze e tristezza perché vede le cose e gli avvenimenti sotto la luce del pessimismo e nel loro lato peggiore. L’altro giorno, poi, ha raggiunto il punto più alto delle sue paure, cosa che si è riverberata anche nel suo atteggiarsi. Mi si è avvicinato, infatti, di soppiatto e mi ha manifestato il suo sinistro stato d’animo mormorandomelo all’orecchio come se avesse paura di essere ascoltato e correre il rischio di gravi conseguenze a suo carico.

Hai visto? – ha detto - Il comune di Roma per cercare di risolvere i suoi annosi problemi, ha assunto cinque generali dell’esercito. Ma dove stiamo andando a finire? Si punta sempre più agli uomini con le stellette come se fossero la panacea di tutti i mali che ci affliggono. Non nego la loro professionalità, ma è mai possibile che si debba dare l’immagine di uno stato che sta militarizzando la sua struttura pubblica? Una cosa del genere così estesa non era mai avvenuta prima, neanche nei momenti più bui della nostra storia unitaria.

Fadila 30 31 1Un atteggiamento e un giudizio che mi sono sembrati assolutamente esagerati al punto che ho sentito l’obbligo, questa volta, di essere meno tollerante nei suoi confronti rispondendogli a muso duro. Cosa stai farneticando? – gli ho detto bruscamente – Ma quale militarizzazione?! È solo un tentativo di utilizzare le migliori esperienze professionali dovunque esse siano.

Purtroppo non l’ho convinto perché in modo sprezzante mi ha risposto che in una democrazia ognuno deve stare al suo posto, compresi i militari. D’altra parte – ha concluso – in un Paese di sessanta milioni di abitanti, non credo che bisogna ricorrere alle forze armate o dell’ordine per avere le giuste professionalità.

Questa sua conclusione, mi ha spiazzato perché mi è sembrata di una logica ineccepibile. Così, seduta stante, ho cercato di trovare una plausibile motivazione a questo fenomeno che per la verità si sta allargando sempre più negli ultimi tempi.

Vedi – gli ho detto –, penso che i nostri governanti, a tutti i livelli, stiano cercando di contrastare la sfiducia della gente verso la gestione della cosa pubblica ricorrendo agli uomini in divisa per dare concretezza al sentire comune che vede in essi esempi di probità e capacità gestionale. Ma le cose, purtroppo non funzionano così e alla lunga il trucco si scopre. Prendiamo il caso dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Si è voluto far credere agli utenti che la sua palese, attuale inefficienza potesse essere contrastata mettendo al vertice un generale. Un’inutile scorciatoia per risolvere un problema che non dipende da incapacità, inadeguatezza o insufficienza del personale, ma da una riforma assolutamente sbagliata. Una cortina di fumo, insomma; sparita la quale, però, tutto resta tale e quale. Mio caro non c’è, purtroppo, in casi come questo, generale che tenga. Quando le fondamenta di un edificio sono state scientemente costruite male, neanche il migliore degli amministratori può capovolgere la situazione. Se non s’interviene in tempo alla radice, prima o poi, quell’edificio è destinato a crollare. Quadrato Rosso

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