Effemeridi • Pillole di satira e costume
Come cambia il mondo. Una volta eravamo noi che vendevamo gli autobus considerati superati, ai paesi del Terzo Mondo. Adesso è Roma che li compra, vecchi e usati al punto che non si possono immatricolare perché considerati inquinanti. Sto parlando degli acquisti effettuati dal comune di Roma per migliorare la viabilità. L’idea bislacca del comune è stata quella di comprarli a prezzo di saldo per potenziare la flotta romana ridotta ai minimi termini per i tanti fuori servizio o che hanno preso fuoco lungo il loro tragitto. Così si sono invertite le parti e un paese straniero, ci ha rifilato alcune centinaia di vetture, liberandosi di mezzi usati e superati, che doveva mandare al macero, guadagnandoci pure. Oltre che incompetenti siamo diventati pure un poco stupidi. Così è stata messa ancora più a fuoco l’immagine del degrado in cui è stata ridotta la Città eterna dai nostri governanti.
Eppure, tale aspetto nella graduatoria delle cose che non vanno non mi pare il peggiore. Qualche giorno fa, infatti, stavo andando alla sede della nostra Fondazione, un percorso ad ostacoli perché da mesi ci sono stazioni della metropolitana chiuse al pubblico per lavori in corso da tempi immemorabili e, purtroppo, la distanza della mia meta si è allungata di molto. Per dire tutta la verità, sono stato anche fortunato e ho tratto un sospiro di sollievo perché, sceso alla fermata, le scale mobili funzionavano ancora e non erano comprese tra quelle delle ventisette, dico ventisette, bloccate per verifiche. A Parigi o a Londra, ma anche a Milano questo numero sarebbe considerato modesto, data l’enorme rete in servizio, ma nella caput mundi è oltre la metà dell’esistente. Pensate solo alle persone anziane o alle mamme che devono salire i numerosi scalini per di più con una pendenza ripidissima.
Mentre camminavo a passo rapido, mi sono imbattuto in una frotta di turisti intenti a scattare foto con grande interesse. Sono immagini normali in quei posti perché si tratta del pieno centro, dove per le tante opere d’arte e memorie storiche non si finirebbe mai di fotografare. Per questo tale quadretto non ha destato in me alcuna curiosità e stavo per andare oltre, quando mi sono accorto che il loro interesse non era di carattere artistico o storico. Stavano semplicemente, con sorpresa e meraviglia stampate sui loro volti, immortalando con gli scatti una grande aiola la cui erba, anche per le ripetute piogge cadute in questa primavera, non aveva più nulla del tradizionale prato all’inglese ma somigliava molto di più a un campo di grano. L’erba, infatti, era fittissima, alta circa un metro con le sue spighe che stavano maturando. Che vergogna!
Ma non era finita qui perché, mentre continuavo a guardare quel quadretto con la testa rivolta all’indietro ho messo il piede su qualcosa di viscido e per fortuna ho avuto la prontezza di riflessi di restare in equilibrio perché mi sarei potuto rompere l’osso del collo anche perché non sono più un adolescente. Si trattava di una mela marcia uscita in qualche modo da una delle buste accatastate alla rinfusa intorno a un cassonetto stracolmo d'immondizia. Ero talmente di buon umore quella mattina che l’unica cosa che ho pensato è stata quella che forse potevo calpestare anche qualcosa di peggio.
Questi sono solo alcuni esempi della realtà degradata della capitale; ne potrei citare tanti altri al punto che non mi basterebbero le pagine della nostra bella rivista. Roma non è stata mai un modello di gestione accettabile ma quella attuale supera in negatività ogni precedente. Si suole dire che la capitale deve dare l’immagine migliore del paese. A maggior ragione Roma che con il suo patrimonio unico al mondo attira ogni anno milioni di turisti che giungono da ogni parte del pianeta. Di fronte a uno spettacolo tanto desolante è facile immaginare in quale considerazione possano tenere l’Italia e gli italiani. L’aspetto più grottesco e tragico di tutta la faccenda è che corriamo il rischio di adattarci a tal punto alla situazione esistente da considerarla normale, adattando i nostri sensi, vista, olfatto, tatto, a questo vero e proprio schifo. Ho paura, purtroppo, che questo processo sia già in corso e lo sdegno di un tempo si stia trasformando sempre più in indifferenza. Almeno tanti anni fa contro le malefatte della gestione papalina c’erano le proteste scritte di Pasquino; speriamo che, prima o poi, esca fuori qualcuno che prenda il suo posto.
Ho voluto parlare della mala gestione di Roma perché essa mi pare la metafora di quella del nostro paese che rischia di andare in rovina se non interviene il provvidenziale stellone d’Italia ma soprattutto se non tiriamo fuori gli attributi attraverso la riappropriazione del nostro tradizionale spirito critico, strumento essenziale in democrazia e la riassunzione della nostra capacità di reazione che abbiamo saputo dimostrare tante volte nel passato della nostra storia.
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