Anno VII - N° 36

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre/Dicembre 2019

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Anno VII - N° 36

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Effemeridi • Pillole di satira e costume

L’incantesimo
del Natale


di Fadila

Natale per chi scrive queste poche righe, nonostante la propria, conclamata laicità, è la festa più santa e bella creata dall’uomo. È come un tornare allo spirito dell’infanzia con l’innocenza d’allora, mentre, ovunque, la gioia è stimolata dalle luminarie, il presepe, l’albero, i regali, le tavolate con parenti e amici, il linguaggio dolce fatto di promesse e auguri; un senso di felicità intima, non smodata ma dolce e soave.

Questo periodo festivo, non è retorica, ci rende, sia pur per un breve lasso di tempo, buoni nei comportamenti e nei pensieri. E tale bontà è la benvenuta soprattutto nell’attuale realtà in cui egoismo e cattiveria hanno preso il sopravvento su tutti gli altri atteggiamenti e sentimenti umani.

Fadila 36 1Sembra scomparsa quella caratteristica d’un tempo tutta italiana, la gioia di vivere, che ci consentiva di affrontare e non di rado superare persino gli ostacoli più difficili. Gli stranieri che venivano nel nostro paese fin dai tempi più duri e lontani ne declamavano il valore. Vedevano che anche il più povero degli italiani aveva il sole nello sguardo e la genialità degli dei nel sorriso; riusciva a sopravvivere grazie a questo attaccamento alla vita e a un sottile senso dell’umorismo. Era avvenuto anche dopo il disastro di una guerra persa, con la ricostruzione prima e il grandissimo sviluppo economico successivamente. È stato possibile riuscire in quell’impresa pazzesca perché i cittadini dell’epoca non si sono pianti addosso per le sventure subite ma con senso di responsabilità e ottimismo, rimboccandosi le maniche, hanno trasformato un paese di cittadini con le pezze al sedere in uno dei posti più godibili del pianeta.

Oggi i sentimenti prevalenti sembrano essere, invece, l’invidia, il rancore e il fatalismo. Ormai è rimasta solo una limitata minoranza che crede che la durezza della vita vada affrontata con un’attività fisica e intellettuale faticosa e senza sosta alimentata dall’idea che i suoi impervi sentieri possano essere percorsi soltanto se si è dotati di spirito positivo in grado di rigenerare continuamente le proprie energie. La massa sembra essersi seduta in attesa di Godot, lamentosa e sfiduciata, intrisa di negatività che si trasforma in infelicità e qualunquismo. Un tempo eravamo ai vertici del benessere e guarda caso della felicità secondo tutte le classifiche internazionali. Oggi siamo caduti molto in basso. Allora per noi il bicchiere era sempre mezzo pieno, oggi la maggioranza lo vede in ogni occasione mezzo vuoto.

E allora ben vengano queste feste se riescono a dare una pausa alla negatività. Questo clima determina un esteso contagio e almeno per quel che mi riguarda, mi sento effettivamente più buono, forse fin troppo buono al punto di essere nella predisposizione di perdonare quanti si sono comportati male secondo la mia valutazione.

Mi sento, per esempio, di perdonare coloro che hanno fatto dei torti o che si esprimono con violenza ed estrema litigiosità come i membri del governo e dell’attuale Parlamento, trasfigurando le loro grida in canti natalizi; di tollerare con comprensione gli incapaci come la sindaca della mia città per la sua inefficienza a tempo indeterminato, fantasticando che i cumuli d’immondizia non siano altro che pacchi natalizi per la cittadinanza e trasformando nell’immaginazione gli stormi dei grandi gabbiani in tenere colombe con il ramoscello d’ulivo nel becco e le orde degli enormi topi in simpatici scoiattoli. Grazie a tale momentanea bontà riesco ad assolvere anche gli esseri umani in possesso di una faccia di bronzo oltre ogni limite della sopportazione come i presentatori televisivi che con le loro continue e reciproche scorribande nei vari programmi e spettacoli presentano e sponsorizzano senza vergogna i loro libri che spesso si rivelano delle bufale gigantesche; faccio finta, anzi, che sia un utile servizio pubblico. Potrei continuare ancora per molto ma penso che i lettori abbiano capito l’antifona e quindi mi fermo ora, al momento opportuno.

Questo tipo di bontà provvisoria, tuttavia, avrà una scadenza ineluttabile a mezzanotte del sei gennaio. Dopo di che, la sindaca, il governo, i presentatori e chi più ne ha più ne metta, continueranno a non farla franca dalle nostre critiche. Quadrato Rosso

Auguri

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