Effemeridi • Pillole di satira e costume
Anche se il periodo più bello dell’anno, quello natalizio, è ormai un vago ricordo, mi preme portare all’attenzione dei lettori un fatto riportato da qualche giornale che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Mi riferisco alla notizia che quattro giovani nella notte di capodanno sono entrati nella grotta del presepe posto davanti alla chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze e muovendosi maldestramente tra le statue di terracotta e dileggiando questa tradizione hanno arrecato notevoli danni materiali. A parte l'aspetto blasfemo, offensivo della religiosità di tanti credenti, ritengo che tale comportamento abbia provocato il risentimento di una platea di persone molto più ampia di quella dei credenti, a cominciare dal sottoscritto, nonostante il suo spirito laico Ciò perché da sempre il presepe è una delle massima espressioni della fantasia umana, sia per chi lo realizza, sia per quanti lo osservano.
Spesso, soprattutto nei piccoli centri, si svolge una gara tacita sul più bello, che non significa il più realistico ma quello che più riesce ad accendere l’immaginazione. Di grandi dimensioni e pretese, con pupi artistici e magari d'epoca, se in casa si hanno spazio e risorse, più modesto se tali requisiti non ci sono, hanno entrambi in comune lo stesso elemento, l’aspetto fantastico che li rende affascinanti. Quel che conta, infatti, è la capacità di far sognare a occhi aperti gli spettatori. Oggi è un’usanza un poco in declino soprattutto nei grandi centri, sostituita, purtroppo, da mode nordiche o anglosassoni ma al tempo della mia infanzia, la notte di Natale dopo la messa di mezzanotte, con gli zampognari che suonavano in modo lamentoso i motivi natalizi, lungo le strade magari ammantate di neve, la gente visitava parenti e amici per uscire per un attimo dalla realtà ed entrare nel mondo della fantasia rappresentato dal presepe.
È, infatti, fantasia pura in cui ognuno può sognare grazie a re magi e pastori, montagne innevate, o palmeti e cammelli. E questi elementi contraddittori non hanno nulla di assurdo, ma servono all’immaginazione dell’osservatore. Quei quattro giovani, dunque, nel danneggiare il presepe, hanno dato un calcio a uno dei simboli delle nostre radici e delle nostre tradizioni in grado di farci sognare in un mondo in cui il sogno, oltretutto, ha così poco spazio.
Non credo che quei giovinastri possano essere i rappresentanti di una generazione che per tanti versi stimo e ritengo in grado sia di dare un grande contributo alla società, sia capace di sognare.
La fantasia, un dono divino concesso solo agli esseri umani, infatti, è stata ed è il motore del mondo, almeno del mondo dello spirito. Senza di essa la nostra vita non sarebbe diversa da quella degli altri esseri viventi, affidata a un banale e illiberale determinismo in cui è racchiuso il loro cammino sulla terra; nascono, si alimentano, si riproducono e muoiono senza sapere il perché.
I grandi navigatori ed esploratori dell’epoca moderna erano soprattutto dei visionari e il connubio tra fantasia e ragione determina l’intuizione che ha consentito nel corso della storia il grande progresso dell’umanità. Non sempre porta alla felicità perché può dare inquietudine e anche sofferenza. Ma, grazie a essa riusciamo a dare un significato alla nostra esistenza; il sesso si trasforma in passione e amore; il nutrimento diventa piacere, gusto e sapore e la preparazione del cibo, un’arte che crea composizioni non esistenti in natura; il mondo esterno si trasforma in palcoscenico per la creatività artistica. Che bello avere ogni tanto la testa tra le nuvole e fantasticare.
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