Quasi 80 anni fa nasceva ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del lavoro), un’Associazione in continua crescita che ha una missione sociale da perseguire con impegno e determinazione e un obiettivo che, per avere successo, ha bisogno della massima condivisione: infatti, da un lato, l’Associazione mira a garantire alle vittime del lavoro e alle loro famiglie una tutela sempre migliore e, dall’altro, si adopera per contrastare con fermezza il fenomeno infortunistico attraverso iniziative nuove e che puntano sulla forza dei propri volontari, ma per questo obiettivo ognuno deve fare la propria parte.
L’ANMIL che oggi riunisce circa 300.000 iscritti e rappresenta una categoria composta da quasi 700.000 persone tra invalidi del lavoro, tecnopatici nonché i familiari superstiti di lavoratori deceduti per il lavoro è guidata dal 2019 dal Presidente Nazionale Zoello Forni che ha individuato come pilastri su cui si poggia l’azione associativa: la vicinanza morale, la tutela assicurativa e l’assistenza specialistica, oltre che la cultura della prevenzione.
Secondo i tragici numeri diffusi dall’INAIL, nel corso del 2021 le denunce di infortunio presentate sono state oltre 550.000 e più di 55.000 quelle di malattie professionali, mentre sono stati superati i 1.200 casi di incidenti mortali, per un bilancio infortunistico del 2021 addirittura peggiore rispetto a quello del 2019 in cui le attività produttive pre pandemia hanno operato a pieno regime. Ed il primo semestre del 2022 non è certo migliore: le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'INAIL tra gennaio e aprile sono state 254.493, quasi il 50% in più rispetto allo scorso anno, e ben 261 incidenti hanno avuto esito mortale.
Ma dietro questi freddi numeri ci sono le storie personali di donne e uomini che, in un giorno di lavoro come tanti, hanno visto la loro vita cambiare per sempre, così come quella dei loro familiari. Storie che l’ANMIL oggi mette al servizio della collettività e che sono il fulcro dell’impegno dell’Associazione per la diffusione di una vera cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle scuole.
Questa azione affonda le radici nell’impegno più che ventennale dell’ANMIL in questo campo, e nell’affrontare più volte le criticità dei sistemi formativi che si basano sulle sole normative, abbiamo rilevato la loro scarsa efficacia in termini di apprendimento e impatto.
Per questo abbiamo sviluppato un modello di “formazione esperenziale” basato sul coinvolgimento delle vittime di infortuni come Testimonial della sicurezza che condividono le loro storie con lavoratori e studenti facendogli comprendere come l’infortunio poteva essere evitato e come è cambiata la loro vita e quella dei loro cari.
In questi anni abbiamo incontrato migliaia di studenti e lavoratori, e sia le scuole che le aziende spesso ci hanno ricontattati per ripetere queste esperienze formative molto apprezzate, tant’è che moltissimi RLS hanno dichiarato che il potere delle testimonianze è il modo più efficace per catturare l’attenzione e gli effetti si traducono in una drastica diminuzione degli infortuni.
Di recente abbiamo voluto valorizzare questo bagaglio di esperienza dando vita alla Scuola della Testimonianza ANMIL: uno specifico progetto diretto a formare la figura dei Testimonial per la sicurezza che, negli ultimi 2 anni, ha formato circa 300 Testimonial, attraverso corsi a distanza che hanno interessato tutto il territorio.
Il progetto ha riscosso grande successo e nel 2021 la Regione Marche è stata la prima a riconoscere la nuova figura professionale del Testimonial formatore della sicurezza nel sistema formativo regionale. Un risultato molto importante che si sta per replicare in altre regioni quali l’Abruzzo e il Lazio.
Al contempo resta massimo l’impegno dell’Associazione per ottenere modifiche normative che servirebbero a migliorare le condizioni in cui versano moltissime famiglie all’indomani di un infortunio, mortale o meno che sia, nonché per ampliare la platea dei destinatari considerando che oggi sia le coppie di fatto che i genitori o i fratelli, quando non esiste un nucleo familiare del deceduto, non vengono risarciti né la loro condizione li vede titolari di diritti a causa della normativa che regolamenta le prestazioni che risale al 1965. Una disciplina che andrebbe completamente rivista alla luce dei profondi cambiamenti economici e sociali intervenuti in quasi 60 anni di vigenza.
Tra le proposte che l’ANMIL sta sostenendo figura innanzitutto l’abbassamento della percentuale di invalidità da lavoro che dà diritto alla costituzione di una rendita da parte dell’INAIL, dall’attuale 16 all’11%, in modo da garantire ad invalidi con gradi di menomazione comunque importanti, non solo un sostegno economico per tutta la vita, ma anche un rapporto continuo tra infortunato ed INAIL che preveda la tutela globale dell’infortunato.
Un capitolo a parte – che è a metà tra la tutela e la prevenzione – riguarda un’attività che ANMIL persegue da molti anni attraverso le costituzioni di parte civile nei processi per infortuni mortali sul lavoro. Questa attività ha il duplice scopo di rendere più efficace l’azione di prevenzione e contrasto delle violazioni delle normative antinfortunistiche da un lato e, dall’altro, di sostenere le famiglie delle vittime del lavoro affiancandole nei difficili percorsi processuali la cui lungaggine e ed ingenti costi rappresentano un forte deterrente.
Pertanto, è stato istituito un ufficio interno all’Associazione finalizzato ad occuparsi di affari legali e coordinamento della gestione del contenzioso, nato dall’esigenza di completare la struttura organizzativa dell’ANMIL riportando sotto una “regia unitaria” le diverse iniziative in materia legale che, nel corso del tempo, si sono sempre più sviluppate in coerenza con la rinnovata mission dell’Associazione, al fine di accrescerne l’efficacia.
L’Ufficio Affari Legali operativo da luglio 2016, in questi 8 anni è diventato un punto di riferimento organico che ha di fatto ampliato l’offerta dei servizi resi dall’associazione, migliorando il raccordo con la consulenza di avvocati esterni sia per venire incontro alle esigenze dei Soci in caso di specifica richiesta, sia per supportare le Sedi associative, ove necessario.
Quando si parla di parte civile nel processo penale ci si riferisce al soggetto danneggiato dal reato o ai suoi successori universali che si costituiscono in giudizio, introducendo al suo interno l’azione civile. La costituzione di parte civile, infatti, è volta a ottenere dall’imputato e dal responsabile civile il risarcimento dei danni prodotti dal reato, il rimborso delle spese di giudizio e la restituzione dei beni di cui il danneggiato sia stato eventualmente privato in seguito al reato. La relativa disciplina è contenuta negli articoli 74 e seguenti del codice di procedura penale.
Nel nostro caso ANMIL, in qualità di ente titolare, fra l’altro, dell’interesse collettivo dei lavoratori alla sicurezza dell’ambiente e delle condizioni di lavoro, risulta soggetto danneggiato dai reati di volta in volta contestati agli imputati, stante il fatto che dall’offesa all’interesse tutelato dalle norme penali violate, deriva altresì una frustrazione degli scopi sociali perseguiti e la lesione del diritto del sodalizio, con riferimento agli impegni perseguiti ed agli investimenti effettuati.
Per l’assistenza in giudizio l’ANMIL si è avvalsa e si avvale della collaborazione di circa una decina di avvocati che operano su tutto il territorio nazionale, ai quali si aggiungono circa 130 avvocati che collaborano con le Sedi territoriali per la consulenza legale e per l’assistenza nel contenzioso giudiziale eventualmente richiesto da singoli lavoratori per la tutela dei loro diritti.
Ottenere il riconoscimento dell’ANMIL come soggetto legittimato a stare in un processo in qualità di parte civile ha avuto per l’Associazione un valore profondo perché significa riconoscere il ruolo fondamentale che la nostra Associazione svolge quotidianamente nella divulgazione della cultura della sicurezza sul lavoro e nella promozione di tutte quelle iniziative tese a stimolare gli enti preposti alla tutela dell’integrità fisica dei lavoratori attraverso la prevenzione e, per questo, riteniamo imprescindibile proseguire su questa strada implementando sempre di più l’impegno quotidiano in questa attività.
E proprio con il preciso scopo di coordinare il contenzioso ANMIL con riguardo a tutta l’attività connessa alle costituzioni di parte civile dell’associazione nei processi penali per gravi infortuni sul lavoro è stato costituito da circa un anno il Gruppo di lavoro Affari Legali presieduto dal Vice Presidente nazionale Emidio Deandri (Taranto) e coordinato dalla Dott.ssa Marinella De Maffutiis (Roma), e costituito dagli Avvocati: Cesare Bulgheroni (Milano), Alessandra Guarini (Biella), Massimiliano Gabrielli (Roma), Maria Luigia Tritto (Taranto), Aldo Arena (Bergamo), Mauro Dalla Chiesa (Varese), Francesco Miceli (Palermo) coadiuvati dalla Resp. dell’Ufficio Studi della Direzione generale ANMIL, Avv. Chiara Mastrangeli.
Attualmente, sono circa 80 i processi in cui ANMIL è presente o perché già ammessa come parte civile o perché ha presentato un esposto/atto di nomina della persona offesa (passaggio che consente di monitorare più da vicino lo sviluppo delle indagini preliminari e di essere avvisati in caso di rinvio a giudizio degli indagati per il fatto di reato), di cui 12 avviati nel corrente anno.
Nella maggioranza dei casi si tratta di processi che hanno avuto anche un importante impatto mediatico, specialmente a causa del numero di vittime coinvolte nell’incidente da cui poi è scaturito il caso giudiziario.
A fronte dei casi più noti ci sono, tuttavia, altri innumerevoli processi che vengono seguiti su tutto il territorio nazionale a fronte della morte anche di un solo lavoratore, e che rivestono un ruolo determinante nell’azione che ANMIL sta portando avanti affinché si comprenda che, anche la vita di un solo operaio, merita di avere un’attenzione ed un rispetto che ne facciano considerare il vero valore, alla luce di infortuni dovuti alla sottovalutazione dell’importanza delle norme di prevenzione.
In tutti i casi si tratta di processi molto complessi, in cui vengono svolte accurate indagini preliminari che occupano normalmente un lasso di tempo molto lungo (che va da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 18/24 mesi).
Per alcuni procedimenti, la durata e la complessità degli accertamenti, unite alla tempistica del processo penale, fanno sì che si impieghino anche anni prima di arrivare ad una eventuale sentenza di condanna, sempre che non intervenga prima la prescrizione del reato.
In altri casi, invece, i procedimenti si esauriscono in tempi più rapidi in quanto le parti costituite (tra cui i familiari del lavoratore deceduto) raggiungono un accordo economico risolvendo in via stragiudiziale il contenzioso.
L’Ufficio svolge dunque un’attività peculiare che si estrinseca nella gestione di tutti gli adempimenti connessi alle costituzioni di parte civile dell’ANMIL nei processi penali per gravi infortuni sul lavoro.
Partendo da un’attenta e regolare attività di monitoraggio, su tutto il territorio nazionale, degli eventi infortunistici che originano dalla violazione della normativa sulla salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro e che spesso provocano la morte di più lavoratori contemporaneamente.
Per fare ciò vengono seguite costantemente le notizie di stampa o recepite le sollecitazioni provenienti dagli stessi avvocati che ci assistono già in altri procedimenti o dalle sezioni territoriali.
L’attività parte dalla fase delle indagini preliminari, individuando e curando i rapporti con il legale di riferimento sul territorio che si occuperà di rappresentare l’ANMIL in giudizio, vede poi l’Ufficio studi predisporre gli atti autorizzativi nonché le procure per rendere possibile la costituzione in giudizio di ANMIL, svolgendo inoltre attività di supporto nel reperire documentazione utile per l’accoglimento della domanda risarcitoria, fornendo di volta in volta altresì precedenti giurisprudenziali favorevoli all’Associazione, fino alla definizione del procedimento penale.
Questa azione in realtà vuole rafforzare anche la rivendicazione che l’ANMIL porta avanti affinché venga creata una procura unica che eviti: i lunghi ritardi nei procedimenti con il conseguente dilungamento del dolore dei familiari che si rinnova ad ogni udienza; l’aumento delle spese legali che le famiglie certamente non facoltose e per questo svantaggiate rispetto alle imprese sono costrette ad affrontare; le probabilità che tutto si risolva senza rendere giustizia alle vittime per l’intervento della prescrizione.
“La nostra storia comincia dove finisce la prevenzione”: è lo slogan con cui ANMIL si presenta e intanto lavora ogni giorno per scomparire.
[*] Presidente ANMIL (Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del lavoro)
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