La reazione al trafiletto del giornale in cui si parla di “morte bianca”, le enormi differenze di prezzo dei prodotti che ci vengono offerti, le condizioni di consegna con cui questi prodotti, in alcuni casi, ci vengono portati a casa, senza distinzione di orario o di giorno feriale/festivo. Siamo realmente consapevoli di cosa generiamo con le nostre scelte quotidiane?
Cosa si intende per “cultura della sicurezza” e quali azioni possono essere messe in campo per generarla? Dov’è che noi addetti ai lavori stiamo sbagliando, considerato il trend delle statistiche degli incidenti sul lavoro?
“SAFETY meets CULTURE” si origina da questo spunto, senza la presunzione di voler/poter trovare le risposte corrette a tutte queste domande, ma ponendosi la sfida di analizzare questo problema da un punto di vista diverso, in modo che le azioni messe in campo possano influenzare la più ampia fascia di pubblico possibile.
Ecco dunque un forum aperto ai cittadini, tutti, senza distinzione di ruolo, perché dentro a quell’insieme di persone troviamo gli attori che, direttamente o indirettamente, possono essere “padri” e “madri” di quelle nefaste statistiche richiamate sopra.
Troviamo datori di lavoro, lavoratori, professionisti, R.L.S., R.S.P.P., Coordinatori per la sicurezza in cantiere ma anche e soprattutto consumatori che hanno il potere enorme di incidere, tramite le loro scelte, anche sul mondo della sicurezza.
Se si è ottenuta l’eliminazione dell’olio di palma da molti degli alimenti in commercio tramite lo sdegno dei consumatori, informati del possibile danno che questa produzione può avere su ampie zone della Terra, per quale motivo non possiamo ottenere lo stesso risultato informando i cittadini sulla tematica della sicurezza, facendo scoprire loro che le scelte, oltre a salvare ecosistemi, possono anche salvare il “destino” di moltissimi lavoratori?
Se c’è una cosa che hanno messo in luce la prima e la seconda edizione di “SAFETY meets CULTURE” è che, se stimolati, i cittadini possono essere realmente il vero ago della bilancia sul tema della salute e sicurezza; se tutti noi addetti ai lavori ci spostiamo dal nostro mondo e portiamo le nostre conoscenze ed esperienze anche all’amico o al familiare, che sulla carta nulla hanno a che vedere con quello di cui ci occupiamo quotidianamente, riusciremo ad invertire il trend.
Se dovessi citare il miglior risultato che ho visto e percepito in sala, durante la tre giorni pratese, è stato sicuramente il momento in cui è apparsa tra il pubblico una mamma insieme alla figlia in età scolare, che ha seguito una buona parte dell’appuntamento “Le parole (sbagliate) della sicurezza” ed ha poi fatto firmare una copia del libro di Enrico Galiano, l’autore che era appena intervenuto.
Avvicinare una madre e, soprattutto, una bimba ad un mondo così specifico come quello della sicurezza, ed aver mostrato loro, fosse anche solo per qualche minuto, che di quel tema è possibile parlarne a tutti, per quanto mi riguarda è stato il successo più grande di tutta la tre giorni.
Per proseguire su questa strada è però necessario il sostegno di tutti, senza dietrologie o dubbi, con la volontà di uscire dalle nostre comfort zones e creare una vera sinergia tra Enti, Fondazioni e realtà private che, unite al mondo delle professioni e dell’associazionismo, devono aprirsi ai non addetti ai lavori.
Prato dimostra che questo è possibile da un punto di vista organizzativo, se ci armiamo di un briciolo di buona volontà e superiamo i vincoli mentali che spesso ci fanno associare, per osmosi, le azioni delle aziende private a un’obbligatoria ricerca di lucro.
Chi ha proposto questo Forum l’ha fatto senza alcun ritorno economico, mantenendolo libero da sponsorizzazioni proprio per evitare qualsiasi recriminazione o dietrologia, e ci ha voluto investire importanti risorse sia economiche sia di tempo; tutte azioni in trasparenza che hanno consentito di avvicinare Enti, Istituzioni e mondo delle Associazioni, partendo dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro che per primo ha creduto e dato fiducia a questa iniziativa.
Sul palco del Museo del Tessuto prima, e della biblioteca Lazzerini poi, si sono alternate storie e testimonianze che hanno toccato nel profondo il pubblico presente in sala e collegato via streaming: dalla solidarietà dei Super Eroi Acrobatici, alle testimonianze dal mondo delle Associazioni con ANMIL e la Fondazione “sosteniamoli subito” insieme all’Associazione Nazionale Ruggero Toffolutti contro le morti sul lavoro, che ci hanno ricordato cosa vuol dire perdere un familiare sul lavoro, quali sono i danni nel breve, medio e lungo periodo e quali sono le azioni che, quotidianamente, vengono messe in campo in ricordo dei propri cari e al fine di sensibilizzare i cittadini su questo tema.
Durante i loro interventi nell’appuntamento “Il ‘diritto’ ad un lavoro sicuro” hanno ricordato anche la difficoltà e le tempistiche legate alla giustizia, argomento ripreso ed analizzato dal Dott. Bruno Giordano Direttore Capo I.N.L. e Presidente onorario del comitato scientifico del Forum, insieme al Dott. Gestri, Sostituto Procuratore del Tribunale di Firenze già responsabile delle indagini del rogo della Teresa Moda nel macrolotto di Prato e da Matteo Ariano, Presidente della Fondazione D’Antona.
Un palco senza filtri o censure per portare liberamente la propria testimonianza, una platea per ascoltare e far proprie queste testimonianze, senza influencer e senza esperti con tutte le verità in tasca; questi i punti fermi di “SAFETY meets CULTURE” che, in entrambe le edizioni, è riuscita ad avere presente il mondo datoriale, sindacale, ispettivo, giudiziario, politico, coprendo tutti gli angoli del mondo legato alla sicurezza sul lavoro unitamente al mondo della cultura.
Sono intervenuti infatti anche Marco Omizzolo sociologo e Sara Manisera giornalista indipendente, entrambi autori di libri sul tema del caporalato, che si distinguono per l’impegno in prima persona sul campo a raccogliere informazioni e testimonianze per dar seguito alle loro pubblicazioni, che li porta a rischiare la propria incolumità personale proprio per la delicatezza del tema trattato, il caporalato agricolo.
In parallelo è intervenuto anche Herve Faye di “Casa Sankara” dimostrando che esiste l’altra faccia di questa medaglia, quella positiva, in cui è possibile fare produzione agricola nel rispetto dei lavoratori e dei loro più elementari diritti, che poi, anche se spesso ce ne dimentichiamo, sono gli stessi che esigiamo per noi e che chiederemo, un giorno, per i nostri figli.
Ecco dunque che il cittadino può essere suo malgrado protagonista di azioni che vanno ad incidere sul destino di lavoratori distanti da lui anche centinaia di chilometri: quel barattolo di passata di pomodoro ed il suo prezzo, che diventa cartina di tornasole verso i diritti e la dignità dei lavoratori che l’hanno prodotto.
Il Direttore Giordano non ci ha girato intorno: “Quando andiamo al supermercato nessuno si chiede se nella passata di pomodoro a 90 centesimi, 580 gr., c’è il sangue di un bracciante…”; è giunta l’ora di iniziare a chiederselo riflettendo su quale sia la nostra visione di risparmio e quale rapporto costi-benefici può generare.
In questo percorso occorrono anche le aziende, che devono portare il loro contributo non solo sostenendo azioni interne alla propria filiera, ma anche instaurando un nuovo mecenatismo fatto di investimenti per portare la sicurezza sul lavoro all’attenzione di un pubblico sempre più ampio, senza timore di sollevare argomenti spiacevoli.
Come dimostrato dai talk di “Safety Factory”, inseriti all’interno del programma principale del Forum, in cui venivano affrontati i sistemi organizzativi legati alla safety di alcune grandi aziende, inizia ad esserci la volontà di far conoscere queste azioni ad un pubblico più ampio possibile, con la volontà di metterci comunque la faccia ed esporsi ad eventuali critiche.
Se esiste il riconoscimento di “pesca sostenibile” per i prodotti di derivazione ittica, perché non può esistere un premio legato alla sostenibilità sul tema safety? Se un consumatore valuta la presenza di una certa certificazione o riconoscimento all’interno del packaging di un qualsiasi prodotto, perché non potrebbe valutare positivamente quei prodotti o servizi che a seguito di una valutazione, possono fregiarsi di una determinata attestazione?
Sareste più invogliati a comprare un servizio o un prodotto legato ad un’azienda che ha messo in campo azioni inerenti l’HSE e HR, e che si è resa disponibile a farsi valutare da un soggetto terzo?
Il concetto di sostenibilità può estendersi dall’ambiente al mondo della sicurezza sul lavoro?
Queste sono solo alcune delle domande che ci siamo fatti, come organizzatori del Forum, nelle ultime settimane, e la risposta è stata affermativa per entrambe.
Da qui nasce l’idea, che si svilupperà nell’anno 2023, di organizzare un concorso specifico su questo tipo di azioni, che aziende e Enti potranno presentare all’attenzione del Comitato che valuterà i parametri individuati e quali di queste premiare.
Tornando al Forum, la terza ed ultima giornata è stata caratterizzata dal confronto politico tra gli Onorevoli Sergio Romagnoli (M5S) e Walter Rizzetto (FdI) magistralmente moderati da Giovanna Reanda di Radio Radicale e l’intervento doppio di Yiftalem Parigi e del Dott. Parisi dell’I.N.L. che si sono confrontati sulla tematica dei riders e del labile confine che separa un lavoro da una condizione mascherata di sfruttamento. Se è vera la massima secondo cui “se non lo paghi, il prodotto sei tu” allora la domanda che potrebbe/dovrebbe sorgere spontanea a tutti noi che ordiniamo con delivery è: “se non pago il servizio, chi sta pagando al posto mio?”.
In ultimo, il Dott. Giordano che si è confrontato con Enrico Galiano, insegnante e Fabio Sebastiani, conduttore di Radio ANMIL sul tema de “Le parole (sbagliate) della sicurezza”, andando ad analizzare la cattiva abitudine di un’ampia fetta del mondo dell’informazione e degli addetti ai lavori, di utilizzare termini come “morti bianche” o “infortuni”, dando l’impressione ai lettori/ascoltatori che un incidente sul lavoro sia frutto del caso e senza colpe dirette.
Molto interessante lo spunto del Dott. Sebastiani che ha suggerito la creazione di un Osservatorio che vada ad analizzare questi trend, monitorando il mondo dell’informazione e dando conto dei dati emersi con uno specifico report annuale.
Dopo due mostre, quattro interviste, quattro tavole rotonde, quattro talk e alcune sessioni di letture, si è chiusa l’edizione 2022 di “SAFETY meets CULTURE”, portando in dote numerosi feedback da parte dei partecipanti, ospiti, moderatori, che ci hanno confermato di essere sulla strada giusta e che c’è la necessità di proseguire questo percorso di avvicinamento dei cittadini alle tematiche in questione.
Faremo tesoro anche e soprattutto delle critiche e delle osservazioni, così come abbiamo fatto per l’edizione 2021, perché solo partendo da queste possiamo pensare di aggiustare il tiro e continuare a rendere questo Forum un unicum in tutta Italia, per la varietà dei temi trattati, l’importanza delle testimonianze e la possibilità di unire il mondo della sicurezza con quello della cultura e continuare a renderlo anche un punto di riferimento per molte realtà della penisola che nelle settimane successive hanno organizzato eventi simili prendendo spunto diretto dalle nostre tematiche e invitando molti degli ospiti che abbiamo chiamato a Prato. Ci vediamo nel 2023 e, nell’attesa, agiamo e scegliamo in modo consapevole perché la sicurezza passa anche e soprattutto da questo.
[*] CEO di cantierepro.com
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