Anno XI - n° 59

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Settembre/Ottobre 2023

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Effemeridi • Pillole di satira e costume

Viaggio di nozze


di Fadila

Tanti, fortunatamente non tutti e neanche la maggioranza della nostra comunità, di fronte al periodo difficile che stiamo attraversando, sottolineate quotidianamente da stampa e televisione con toni spesso catastrofici come fossimo sull’orlo dell’abisso, anziché reagire aumentando il loro impegno secondo le rispettive attitudini, si abbandonano a una sorta di rassegnazione, a una catalessi psicologica. Certo, dopo il lungo periodo della pandemia, che ha lasciato sul suo cammino morte e distruzione, e con una guerra disastrosa in Europa la realtà precedente è cambiata e oggi la nostra situazione è indubbiamente peggiorata per una serie di fattori come la crisi economica, l’inflazione, l’aumento della povertà per non parlare dei disastri climatici che ci portiamo dietro da lungo tempo.

Ma tutto va rapportato a una realtà il cui benessere è ancora superiore a quello della maggioranza degli altri paesi. Siamo, tanto per dire, ancora la settima potenza economica del mondo. Quelli che si auto compiangono per le odierne difficoltà sono una minoranza, seppur cospicua, composta dai pessimisti per natura e da una parte degli appartenenti alle ultime generazioni abituate al clima di benessere diffuso in cui tutto sembrava permesso; esigevano l’attuazione dei diritti e spesso ignoravano la necessità dei doveri. Erano inseriti in un ambiente in cui l’edonismo ha rischiato di sovrastare i principi di solidarietà e uguaglianza per cui ci siamo battuti per una vita intera. La loro immagine è più simile a quella delle cicale che delle formiche e a conferma di ciò, ne ho avuto prova lo scorso agosto parlando con la mia vicina di casa.

Erano i giorni in cui all’attenzione mondiale c’era l’incendio devastante dell’isola di Maui nelle Hawaii che aveva distrutto interi centri e fatto tante vittime. La donna si sentiva doppiamente dispiaciuta sia per il disastro sia perchè il fratello, appena sposato, doveva partire per un lungo viaggio che, tra l’altro, includeva la California e si concludeva proprio in quel luogo esotico per una spesa complessiva di diecimila euro. Ora in fretta avrebbe dovuto cambiare itinerario.

La cosa mi ha destato meraviglia perché sapevo che non erano dei paperoni, lui giardiniere e lei precaria all’università e al mio atteggiamento di stupore e sorpresa per la spesa di tale somma non indifferente aveva tenuto a precisare che era l’insieme delle offerte versate dagli invitati al matrimonio. Ero così rimasto indietro che pensavo si usassero ancora i classici regali utili soprattutto per la casa con qualche riciclo per quelli non graditi che passando di mano, probabilmente, avrebbero mantenuto tale caratteristica.

Mi è venuto subito di fare il raffronto con il mio viaggio di nozze di tanti decenni fa e ne sono uscito mortificato perché la mia destinazione non fu un’isola esotica, né Montecarlo, né la Versilia e tantomeno Capalbio bensì Piombino! Tale scelta fu dovuta all’offerta di una pensione accessibile alle mie tasche per la durata di una settimana, viaggio compreso alla guida della mia auto. Si trattava del primo modello della cinquecento che avevo comprato di seconda (forse anche di terza) mano, quella con le portiere a vento. Aveva un difetto congenito ai giunti che dopo un certo numero di chilometri si sgranavano e bisognava cambiarli. Me ne portavo sempre uno di scorta per l’occorrenza che sostituivo personalmente con qualche smadonnata. E manco a farla apposta capitò anche in quella circostanza, lungo la via Aurelia. A ripensarci oggi dovrei definirla una vacanza d’inferno, con un caldo boia in un ambiente privo di condizionatori e ventilatori. Eppure, quel viaggio mi aveva reso felice. Erano i tempi in cui si stava uscendo dalla povertà ed era tale il nostro entusiasmo che ogni piccolo progresso ci sembrava bello e le difficoltà sopportabili.

Così come ritengo ancora vivibile l’attuale situazione, abituato in passato a una molto più difficile e dura. Quando sento parlare dei mali che affliggono la società, compresi quelli causati dalla illegalità e dalle violenze, pur provando immenso dolore per le vittime, non posso dimenticare che c’erano anche prima e sicuramente più diffusi e profondi; tanto per dire delle ingiustizie sociali tra classi e verso le donne. Pochi sanno, per esempio com’era Roma ai tempi della mia gioventù. Di quartieri ghetto dove regnavano illegalità, prostituzione, droga e baraccopoli e dove era preferibile girare alla larga, soprattutto di sera, ce n’erano almeno una decina, altro che Tor Bella Monaca. Ho imparato dalla vita che solo attraverso l’impegno e la lotta si può migliorare la società. Tutto ciò presuppone uno spirito costruttivo, non la rassegnazione in attesa del diluvio. Sono consapevole che la mia visione non coincide con quella di tanti altri perché diversi sono i punti di partenza. La differenza tra me e loro rappresenta la versione banale della teoria di Einstein. Quadrato Rosso

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