Sempre più spesso si parla di intelligenza artificiale quale aspetto preponderante del futuro. Ci si riferisce ad un insieme di software, di programmi che dovrebbero espletare una serie di mansioni tipiche dell’essere umano e di sua esclusiva pertinenza.
Elementi di novità sono il pensiero e l’agire razionale applicati a dei programmi elettronici. L’intelligenza artificiale diventerebbe, dunque, un alter ego evoluto dell’uomo, capace di sostituirlo con prestazioni migliori e maggiormente performanti.
Ad oggi, l’intelligenza artificiale è utilizzata in diversi ambiti: ricerca, industria, giustizia, robotica.
Vi è, poi, un altro tipo di intelligenza artificiale, quella generativa, che non si limita ad effettuare scelte logiche, ma è creatrice di nuovi contenuti. Utilizzando tecniche di Machine Learning e di Deep Learning, riproduce attività tipiche dell’uomo.
Gli USA risultano il Paese dove maggiormente viene utilizzata l’intelligenza artificiale. A seguire la Cina e, in Europa, Germania, Regno Unito e Francia (l’Unione Europea ha promosso il progetto AI4EU nel 2019 fornendo una definizione legale di intelligenza artificiale nell’AI ACT intesa “come ogni sistema software progettato per con vari livelli di autonomia che può, per obiettivi espliciti o impliciti, generare risultati come previsioni, raccomandazioni o decisioni che influenzano ambienti fisici o virtuali” [1]).
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale influenza anche il mondo del lavoro in positivo aumentando la competitività delle imprese e anche la loro produttività; in negativo con la perdita di posti lavoro, in quanto capace di sostituire l’essere umano. Necessario, dunque, l’intervento del legislatore che dovrà definire, in modo dettagliato, gli ambiti e l’utilizzo evitando discriminazioni e disuguaglianze.
Anche le competenze richieste per l’ingresso nel mondo del lavoro cambiano essendo maggiormente ricercate figure con competenze tecnologiche specifiche riguardanti, soprattutto, l’intelligenza artificiale e i big data.
L’intelligenza artificiale, dunque, rivoluzionerà il mondo del lavoro creando opportunità e rischi che dovranno essere bilanciati da una normativa specifica e analitica.
Nel mondo del lavoro l’intelligenza artificiale è risultata particolarmente utili nell’ambito delle politiche attive per accelerare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Con decreto legge n. 48 del 2023 è stato creato il Sistema per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), una piattaforma, operativa dal 1° settembre 2023, utilizzabile da tutti i cittadini per consultare offerte di lavoro, per la formazione, per progetti sociali e collettivi.
Caratteristica fondamentale è l’incrocio dei dati derivanti da enti pubblici e aziende private con possibilità di un incontro più rapido tra domanda e offerta di lavoro. Il sistema, pertanto, lavora sui big data e, per tale motivo si riduce lo squilibrio tra domanda e offerta fornendo opportunità di lavoro concrete.
La piattaforma lavora attraverso algoritmi di best matching che calcolano i punteggi di affinità tra offerta e curriculum attribuendo un peso specifico a determinate caratteristiche.
L’intelligenza artificiale sfruttata in questo processo è quella di tipo generativo basata sul machine learning e creativa di nuovi dati.
Il cittadino, anche in chat vocali, può esprimere le sue preferenze professionali e gli assistenti virtuali renderanno subito visibili i collegamenti con l’offerta più in linea con il profilo ricercato.
Questo tipo di utilizzo dell’intelligenza artificiale precede una collaborazione uomo- macchina con l’utilizzo di una tecnologia capace di migliorare la produttività.
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si era già avvalso dell’intelligenza artificiale nel 2019 con chatbot per rispondere alle domande degli utenti relative al reddito di cittadinanza. L’esperienza, dato il riscontro positivo, è stata replicata per il bonus trasporti e ora con il SIISL.
L’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità sebbene non priva di rischi.
Permette, infatti, un’offerta più efficace dei servizi anche se con abbandono del capitale umano destinato allo svolgimento di mansioni sempre più ripetitive.
Alla velocità di risposta, dunque, si associano rischi per il lavoratore relegato in un ruolo sempre più marginale e meno creativo.
Ogni aspetto, pertanto, deve essere ben bilanciato e ponderato anche attraverso l’introduzione di una legislazione di settore che tenga conto sia della produttività che del fattore umano.
Per quanto l’intelligenza artificiale possa avvicinarsi alla mente umana e creare, sviluppare idee e dat non potrà mai sostituirsi all’uomo, portatore di prerogative proprie quali i sentimenti e le emozioni.
Ciò non vuol dire chiudersi dinanzi alle novità né evitare di sfruttare tecnologie che, in ogni modo, possono aiutare e migliorare, ma bisogna contemperare tutti gli interessi che si intrecciano fino a sciogliere quello che, solo apparentemente, è un nodo gordiano.
È, infatti, ben possibile trovare un punto di incontro sviluppando progetti che utilizzano l’intelligenza artificiale per migliorare la competitività senza peggiorare la vita del lavoratore.
[1] Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, AUDIZIONE DEL MINISTRO in XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) Camera dei deputati, Indagine conoscitiva sul rapporto tra intelligenza artificiale e mondo del lavoro, con particolare riferimento agli impatti che l’intelligenza artificiale generativa può avere sul mercato del lavoro, 26 ottobre 2023.
[*] In servizio presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, DG Politiche Previdenziali e Assicurative, Divisione I. Le considerazioni contenute nel presente articolo sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno in alcun modo carattere impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.
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