L'infortunio mortale sul lavoro che si è verificato nelle pianure pontine, nel contesto di quel caporalato delle campagne che prospera sullo sfruttamento dei lavoratori più indifesi e ricattabili, ha mostrato l'aspetto più feroce e disumano di una certa imprenditoria senza scrupoli che persegue il profitto anche in spregio di ogni codice etico e anche della vita umana.
È questo un infortunio che ha destato raccapriccio per le modalità con le quali sono stati omessi i soccorsi nella immediatezza dell'accadimento. E che si colloca in una tendenza del fenomeno infortunistico che sottende non solo la disattenzione verso le norme a tutela della salute, ma soprattutto, il disprezzo verso la vita dei lavoratori. Una tendenza in rapida evoluzione rispetto a quel determinismo infortunistico che, nella comune esperienza, si connette ad un contesto lavorativo e organizzativo nel quale il lavoratore subisce un evento lesivo per una causa violenta ascrivibile all'uso di una macchina utensile o ad altra attività non adeguatamente protetta.
Da qualche tempo, questa dinamica si intreccia con il clima, anzi l'ubriacatura, liberista che include la lunga scia di forniture di manodopera, appalti, subappalti, e nelle campagne il caporalato, che parcellizzano fino a vanificarle sia la catena delle responsabilità che quella della prevenzione in una realtà dove i controlli ispettivi sostanzialmente mancano.
È in questo quadro, poco rassicurante, che maturano le stragi di operai nel solco di un andamento degli infortuni sul lavoro strettamente collegato alle ragioni della riduzione dei costi e che prescinde dal primario impegno della tutela e della salvaguardia della vita stessa dei lavoratori.
Sono le ragioni della strage dell'agosto 2023 nella stazione ferroviaria di Brandizzo dove sono rimasti uccisi cinque operai.
Sono le ragioni della strage di lavoratori del febbraio 2024 nel cantiere di Firenze dove sono rimasti uccisi cinque operai.
Sono le ragioni della strage dell'aprile 2024 nella centrale elettrica di Suviana nella quale sono rimasti uccisi sette lavoratori.
Sono le ragioni della strage del maggio 2024 nell'impianto di sollevamento delle acque reflue a Castellaccio in provincia di Palermo dove sono rimasti uccisi cinque operai.
E sono anche le ragioni della strage del settembre 2023 nella fabbrica di esplodenti di Castelbordino, in provincia di Chieti, nella quale sono rimasti uccisi tre operai, dopo che nel dicembre 2020 nella stessa fabbrica avevano perso la vita altri tre dipendenti.
Da ultimo, l'esplosione del 22 giugno 2024 nella fabbrica di alluminio di Bolzano che ha causato la morte di un operaio e il ferimento di altri cinque.
Un quadro di tali dimensioni e di tale gravità interroga la responsabilità di un sistema evidentemente non più in grado di fronteggiare un fenomeno che è alimentato dalla sua stessa struttura che si fonda su tre cardini, la politica, l'organizzazione amministrativa e la magistratura.
La politica a ogni strage non fa mai mancare lo sdegno, la necessità di fare chiarezza e l'intendimento di inasprire le sanzioni e di intensificare i controlli con l'assunzione di un po' di ispettori in più. Uno stereotipo che rimane in un ambito che stenta a produrre effetti positivi, anche considerato che l'INAIL nei primi cinque mesi del 2024 ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2023, un incremento del 3,1% degli infortuni mortali e del 2,1% delle denunce di infortunio. D'altra parte, dopo la strage nel cantiere di Firenze di qualche mese fa, la politica non ha risposto con una riflessione dedicata al fenomeno in crescita e con uno specifico provvedimento organico idoneo ad invertire la tendenza. Si è limitata, sulla spinta dell'evento di cronaca, ad inserire in un decreto legge, peraltro già in itinere, (D.L. n. 19 del 2 marzo 2024), riguardante tutt'altra materia, un emendamento che nella sostanza prevede un incremento di 250 ispettori e un inasprimento del regime sanzionatorio. Tuttavia, nelle pieghe del provvedimento, finalizzato a rafforzare l'attività ispettiva, è stato previsto che siano esenti dai controlli ispettivi, e per un periodo di dodici mesi, quelle imprese cui all'esito di accertamenti ispettivi in materia di lavoro e di legislazione sociale non siano emerse violazioni o irregolarità.
L'apparato amministrativo non fa meglio della politica. Fatte salve le difficoltà per reclutare gli ispettori del lavoro, autorevolmente rappresentate da Fabrizio Di Lalla sul numero 62 di questa rivista, destano preoccupazione i dati conoscitivi pubblicati dall'Ispettorato Nazionale del Lavoro sul Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale. In quello relativo all'anno 2022 risultano in servizio 2.412 ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro, di cui 215 tecnici, con 78.705 interventi di vigilanza lavoro, cioè 32 per ispettore. Nel Rapporto relativo all'anno 2023 risultano in servizio 3.222 ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro, di cui 877 tecnici, con 81.836 ispezioni di vigilanza lavoro, cioè 25 per ispettore nell'anno.
Nella comparazione dei dati si evince che nel 2023, rispetto al 2022, è aumentato il numero degli ispettori e sono diminuiti gli interventi.
Ciononostante, nel contesto dato, caratterizzato da infortuni sul lavoro in crescita, l'Ispettorato Nazionale del Lavoro, che per la collocazione istituzionale è il massimo organo di garanzia nella tutela dei lavoratori, ha sottoscritto, il 29 marzo 2023, un Protocollo d'intesa INL-Asseco, per il rilascio, da parte del Consiglio Nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro, dell'asseverazione di conformità, ASSE.CO., dei rapporti di lavoro. Del protocollo sorprende l'articolo 7 il quale prevede che l'Ispettorato Nazionale del Lavoro orienti l'attività di vigilanza verso le imprese prive di Asseco, cioè quelle imprese cui il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei consulenti del lavoro non ha rilasciato l'asseverazione di conformità.
L'opportunità avrebbe consigliato comportamenti di altro segno in considerazione dei diversi interessi che coinvolgono l'Ordine dei consulenti del lavoro, da un lato, e l'organo di vigilanza e di tutela sull'applicazione delle leggi in materia di lavoro, dall'altro.
Il quadro delineato configura un sistema che ormai riferisce a se stesso indipendentemente dal contesto, quello del mondo del lavoro, e del lavoro irregolare che è chiamato a contrastare e comunque a ridisegnare con la finalità di invertire il fenomeno degli infortuni sul lavoro che sempre più assumono il connotato delle stragi.
Occorre quindi andare oltre l'esistente e oltre gli strumenti che allo stato appaiono inadeguati a costruire una cultura, condivisa da lavoratori e datori, della tutela nei luoghi di lavoro. È necessario orientare la riflessione verso nuovi e più originali strumenti in grado di incidere in modo concreto nella costruzione di una nuova cultura di rispetto della vita dei lavoratori nei luoghi di lavoro.
Un contributo, in tal senso, viene dato dalla Banca del Fucino che il 1° marzo 2024 ha promosso e sottoscritto, con i sindacati CGIL e UIL di Roma e del Lazio, un protocollo d'intesa che vincola la concessione del credito al rispetto della sicurezza nei cantieri edili e alla prevenzione degli incidenti sul lavoro.
Scopo del protocollo è quello di avere uno strumento concreto per indirizzare le aziende nella direzione di una maggiore responsabilità sulle tematiche di prevenzione di incidenti sul lavoro. Un protocollo col quale la Banca intende affermare il concetto di responsabilità sociale della propria attività con la finalità di tradurlo in un'azione di buona pratica per la prima volta nel nostro Paese. Secondo tale intesa la Banca si impegna ad arricchire la propria istruttoria creditizia acquisendo tutta la documentazione che comprovi il rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Eventuali dichiarazioni mendaci costituiranno giusta causa di revoca del finanziamento creditizio. Una buona pratica che, se estesa, è destinata ad imprimere una svolta di concretezza verso una maggiore responsabilità sulle tematiche di prevenzione degli incidenti sul lavoro.
Anche la contrattazione collettiva può svolgere un ruolo di promozione della cultura della sicurezza e della prevenzione nei luoghi di lavoro.
Allo stato i contratti collettivi nel trattare la materia si limitano a declinare dichiarazioni d'intenti o di stile. Occorre andare oltre e tradurre in norme, cogenti tra le parti, quei comportamenti dedotti da buone pratiche la cui violazione possa integrare fattispecie di inadempimenti contrattuali.
[*] Dopo la Scuola di specializzazione in diritto sindacale, è stato ispettore del lavoro, funzionario dell'Ufficio legislativo del Ministero del lavoro, dirigente nel Dipartimento della funzione pubblica, dirigente del settore legislativo della regione Campania, dirigente delle relazioni sindacali del comune di Roma. È autore di pubblicazioni in materia di organizzazione amministrativa del lavoro.
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