Annno XII - n° 64

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Luglio/Agosto 2024

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Annno XII - n° 64

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Effemeridi • Pillole di satira e costume, per distrarsi un poco

Una nuova frontiera


di Fadila

Fadila 64 3Quando mi sono lasciato alle spalle l’Autostrada del Sole e la Casilina e con esse un mondo diventato ormai quasi invivibile con i suoi ritmi frenetici, l’aria irrespirabile per l’inquinamento e i rumori assordanti e molesti, provenienti da traffico e opifici, mi si è presentata come per incanto una realtà sorprendente. Dopo avere iniziato a percorrere la strada del fondovalle del Biferno che taglia in due il fulcro del capoluogo regionale del Molise, mi sono fermato in una piazzola di sosta e ho potuto osservare un mondo sconosciuto, a misura d’uomo, quasi fiabesco, simile a quello incontrato dal protagonista del famoso libro di James Hilton, “Orizzonte perduto” da cui è stato tratto l’omonimo film negli anni Trenta, che forse qualcuno dei miei pochi lettori avrà visto in qualche cineforum.

Circondato da un ambiente lussureggiante nei suoi declivi e alti colli sui quali sono inerpicati paesini con campanili e castelli in cima, mi sono reso conto che qui la natura è ancora dominante con tutto il suo splendore e i suoni eterni; ho potuto ascoltare addirittura il gorgoglio di un piccolo ruscello che scorreva nei pressi, grazie all’assenza del traffico e della presenza umana. Ovunque, infatti, distese di boschi, campi spesso incolti con fattorie abbandonate se non anche diroccate. Così al primo contatto mi è apparsa la parte più profonda del Molise.

Infatti, dopo più di un secolo di forte emigrazione della parte migliore e più intraprendente di quella popolazione in cerca di fortuna ai quattro angoli del mondo, è rimasta una realtà esangue e in fase di estinzione. Un tempo sopraffollata e matrigna, non in grado di garantire l’esistenza a gran parte dei suoi figli, ora, infatti, è in fase di grande involuzione demografica. Ho percorso tantissimi chilometri, visitato decine di borghi affascinanti, ridotti ognuno a poche centinaia di anime, parlato con diverse persone per lo più di età avanzata...

Tutto ha confermato la mia prima impressione. Paesi che ospitavano fino al secondo dopoguerra migliaia di abitanti, per le cui strade scorrazzavano giovani vite, oggi sono abitati da fantasmi e anziani che attendono serenamente il passaggio nell’aldilà. Solo qualche esercizio commerciale o servizio essenziale per la sopravvivenza, nulla di più. Lungo le stradine di tali borghi si leggono solo avvisi funebri o cartelli con scritto “vendesi”, a centinaia. Si riferiscono alle abitazioni abbandonate da chi è andato altrove per garantirsi un futuro o di chi è trapassato a miglior vita. Cartelli recenti e tanti altri ormai consunti dal tempo, perché non ci sono acquirenti. Mi hanno detto che non cambiano proprietà neanche dandole in regalo; e continuano ad aumentare. In questa parte d’Italia ce ne sono a migliaia, a decine di migliaia, così come ci sono migliaia di ettari di terreni abbandonati nelle campagne.

Fadila 64 4Di fronte a tale desolante realtà, l’unico modo per ripartire e creare un futuro di benessere sarebbe quello di sostituire il sangue travasato verso altri lidi con quello giovane, proveniente da altre parti del mondo. Parlo dei tanti migranti in cerca di occupazione che in queste terre potrebbero creare ricchezza per se stessi e per la nostra società. Una classe dirigente degna di questo nome non ci metterebbe molto a realizzare le condizioni per dare lavoro a migliaia di famiglie.

Gli elementi di base ci sono già: abitazioni, quasi tutte già ristrutturate, e terra disponibile. Con investimenti non eccessivi, per le necessarie infrastrutture e attrezzature si potrebbero creare cooperative agricole di produzione e distribuzione che a loro volta alimenterebbero il commercio e altre attività imprenditoriali. Solo così questi bellissimi centri abitati tornerebbero a nuova vita e lungo le loro strade si vedrebbero di nuovo frotte di bambini, italiani a tutti gli effetti perché figli di cittadini che avrebbero dimostrato con l’impegno nobilitato dal lavoro, l’attaccamento e il senso di appartenenza alla nostra società.

Altrimenti la decadenza continuerà ad accentuarsi personificata dal mio amico di 94 anni seduto davanti alla porta della sua abitazione con il mento poggiato sul bastone. Quando l’ho salutato con l’augurio di poterlo rivedere l’anno prossimo mi ha risposto con il suo bel viso fanciullesco, se la Provvidenza lo vorrà. Bella e devota espressione, utilizzata, purtroppo, spesso da queste parti, che tuttavia non possiamo accettare come elemento esclusivo del nostro futuro in quanto sa di resa. Non basta, infatti, affidarsi a essa; per andare avanti ci vuole soprattutto volontà, lavoro e senso profondo di solidarietà. Quadrato Rosso

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