Effemeridi • Pillole di satira e costume, per distrarsi un poco
In principio ci fu la violenza. La natura, infatti, aveva attribuito l’uso della forza bruta agli esseri viventi per difendere la propria sopravvivenza e quella della specie. Era un elemento indispensabile per procurarsi e proteggere il cibo per sé e la prole. Comune al mondo della fauna e in qualche caso della flora, essa ha mantenuto le caratteristiche e la sua funzione originaria per tutti, tranne che per il genere umano. Infatti, l’uomo col passare del tempo e la progressiva acquisizione dell’intelligenza è andato al di là dei dettami naturali facendone, purtroppo uno strumento di potere.
Nel corso della storia i più capaci sono passati in successione dal controllo della famiglia a quello del clan e quindi di comunità sempre più estese e organizzate, unite da tratti comuni come il linguaggio, gli usi, la cultura, gli interessi, fino alla formazione di stati o d'imperi come l’assiro, l’egiziano, il romano, e nell’epoca moderna quelli coloniali, tutti basati sulla violenza e mantenuti con la legge del più forte. Un esempio di celebrazione di tale caratteristica umana è rappresentato dalla colonna traiana in cui viene celebrata la vittoria imperiale sui Daci uccisi senza pietà o fatti schiavi e deportati, donne, vecchi e bambini. Una cronaca su marmo in cui si celebra la vittoria senza nascondere le atrocità.
Un popolo per estendere il suo dominio, sottomettere altre popolazioni e impossessarsi dei beni altrui doveva usare la forza e per mantenere la supremazia aveva bisogno, mediante il suo ingegno, di ideare armi sempre più potenti. Si passò, così, dal sasso e da altri corpi contundenti, alla fionda, alla lancia e così via sino alle attuali armi di distruzione di massa; dalle prime orde al comando di un capo, a formazioni più raffinate fino alla creazione di eserciti con strategie sempre più sofisticate.
La violenza, purtroppo, non è finita con l’avanzare della civiltà; essa anzi è aumentata nel corso dei secoli, con un carico di sadismo agghiacciante. Impiccagioni, decapitazioni, crocifissioni erano pene legali. Persino le crociate organizzate della Chiesa all’insegna del motto Deus vult, Dio lo vuole, sono state teatro di omicidi e assassini di tante persone innocenti. E che dire dell’olocausto di sei milioni di ebrei a opera dei nazisti o di Dresda, Hiroshima e Nagasaki. E oggi non è meno diffusa di ieri con tutti i conflitti sparsi nel mondo, alcuni dei quali a noi vicini.
Fortunatamente in parallelo alla violenza è sorta l’umanità, vale a dire amore e solidarietà verso il prossimo. Inizialmente si è trattato della difesa inconsapevole della propria famiglia, che poi si è trasformata progressivamente in tale nobile sentimento. Non sappiamo né quando né perché e questa svolta rappresenta uno dei misteri ancora impenetrabili, simile alla creazione dell’universo. Tale sentimento è stato di grande aiuto perché ha cercato, anche se spesso senza successo, di contrapporsi o quanto meno frenare l’aggressività umana.
Un grande sostegno è arrivato da uomini eccezionali come Gesù, Maometto, Budda, Confucio, che hanno codificato le regole finalizzate ad attuare e diffondere la bontà e il rispetto per i propri simili in cambio della vita eterna. Mi riferisco alle grandi religioni prima che diventassero anch’esse strumenti di potere.
Non di rado il loro verbo rivoluzionario è stato ritenuto un attacco al potere costituito e qualcuno come Cristo ha pagato consapevolmente con la vita il proprio credo. Nel tempo altri grandi uomini sono stati paladini di questa dottrina pacifica come per esempio San Francesco.
Questi due sentimenti umani contrapposti si stanno scontrando da migliaia di anni, ma come dicevo, la violenza è, purtroppo, ancora prevalente e diffusa in ogni angolo della terra: tra gli individui, nelle famiglie, nella società, negli stati. L’umanità, invece, col suo contenuto d’amore per il prossimo, appartiene, allo stato attuale, a una minoranza. Non so quanto tempo ci vorrà, mille o un milione di anni, ma alla fine, diventerà il valore condiviso, facendo della ferocia un ricordo dei tempi bui.
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