La crisi pandemica ha evidenziato la necessità di individuare potenziali strumenti finanziari efficaci per salvaguardare la competitività del Sistema-Paese e per sostenere l’infrastruttura industriale in un momento di grande difficoltà economica e sociale. Nel contesto attuale, caratterizzato da sfide globali e trasformazioni strutturali, una riflessione su questi strumenti diventa cruciale, soprattutto per l’Italia, che si trova ad affrontare non solo l’instabilità economica globale, ma anche la peculiarità del suo tessuto industriale, caratterizzato da una forte prevalenza di piccole e medie imprese (PMI). A complicare il quadro generale del Paese, il progressivo invecchiamento della popolazione, particolarmente pronunciato tra i piccoli e medi imprenditori del Paese, rende ancora più urgente la ricerca di soluzioni innovative e sostenibili.
Tra le diverse opzioni disponibili, uno strumento che sta suscitando crescente interesse politico e accademico è il Workers Buyout. Questo strumento consiste nell'acquisizione o salvataggio di un'azienda, o di una sua parte, da parte dei lavoratori esistenti, garantendo così la continuità produttiva e la salvaguardia dei posti di lavoro. I WBO rappresentano una risposta concreta alle crisi aziendali e ai passaggi generazionali critici e possono contribuire a preservare l’economia locale e il know-how industriale. In Italia, dal 2011 ad oggi, i WBO hanno permesso di salvaguardare oltre 90 aziende e coinvolgere circa 2400 lavoratori, dimostrando il loro potenziale come leva per sostenere l’occupazione e mantenere in vita aziende che altrimenti avrebbero cessato l’attività.
I 90 Workers Buyout registrati in Italia, mostrano una marcata concentrazione geografica nel Nord-Est e nel Centro, mentre il fenomeno risulta più limitato nel Nord-Ovest e nel Sud del Paese. Tra le regioni spicca l’Emilia-Romagna, dove si sono verificati ben 29 casi negli ultimi 12 anni, seguita da Umbria con 10 casi e dalla Sicilia con 9. Per quanto riguarda i settori di attività, la maggior parte dei WBO ha coinvolto aziende manifatturiere, che rappresentano circa il 70% del totale. Tuttavia, queste operazioni di rilancio aziendale non si limitano esclusivamente al settore manifatturiero: esempi di WBO si riscontrano anche in ambiti diversi, come il commercio, le costruzioni e i trasporti.
Il potenziale dei Workers Buyout (WBO) come strumento per affrontare le crisi aziendali e il ricambio generazionale è stato al centro di una ricerca realizzata da The European House - Ambrosetti in collaborazione con Amundi Italia e Coopfond. Lo ricerca si è posta l’obiettivo di rispondere ad alcune domande cruciali: qual è il potenziale impatto economico di questi strumenti in Italia? Quante aziende potrebbero beneficiarne o essere salvaguardate attraverso Workers Buyout? E soprattutto, come incentivarne e sostenerne l’adozione?
I risultati della ricerca, presentati in occasione dell’evento organizzato presso Le Village di Crédit Agricole Triveneto il 13 Novembre, indagano gli impatti potenziali dei Workers Buyout nel contesto delle PMI italiane, concentrandosi in particolare su quelle aziende che potrebbero trovarsi ad affrontare sfide legate a crisi d’impresa o a difficoltà legate al ricambio generazionale, approfondendo gli impatti economici e sociali in termini di salvaguardia dei lavoratori occupati.
La ricerca evidenzia che i Workers Buyout (WBO), sebbene inizialmente concepiti per le piccole imprese, si rivelano strumenti altamente efficaci anche per le aziende di medie dimensioni (50-249 dipendenti), che presentano un tasso di default medio pari al 9%. Questo dato è significativamente inferiore rispetto al 53% delle microimprese (1-9 dipendenti) e al 18% delle piccole imprese (10-49 dipendenti). Le medie imprese non solo affrontano rischi inferiori, ma generano anche un valore della produzione medio più elevato, pari a 333 mila euro. Questo è 2,5 volte il valore medio delle microimprese (131 mila euro) e 1,8 volte quello delle piccole imprese (186 mila euro) (Figura 1 e 2).
Figura 1
Default rate dei Workers buyout per classe dimensionale, Italia, (valore assoluto e %), 2011 – 2023, Fonte: elaborazione TEHA Group su dati CFI, 2024
Figura 2
Valore della produzione medio WBO attivi per classe dimensionale, Italia, (valore assoluto migliaia e %), 2011 - 2023, Fonte: elaborazione TEHA Group su dati CFI, 2024
Inoltre, I WBO possono essere parte della soluzione per catturare il valore a rischio con i passaggi di proprietà critici e la crisi d’impresa. Ogni anno, circa 400 PMI si trovano ad affrontare passaggi generazionali critici, mettendo a rischio un valore aggiunto pari a 590 milioni di euro e circa 10 mila lavoratori. Attraverso i WBO, queste realtà potrebbero essere salvaguardate, garantendo continuità produttiva e occupazionale. Parallelamente, si stima che circa 4.400 PMI ogni anno vadano incontro a crisi d’impresa, a rischio di default o dichiarino fallimento. Queste imprese coinvolgono circa 120.000 lavoratori e generano un valore aggiunto complessivo di oltre 7 miliardi di euro. Anche in questo caso, i WBO offrono un'opportunità per salvare aziende e posti di lavoro, trasformando situazioni critiche in occasioni di rilancio (Figura 3).
Figura 3
Numero, valora aggiunto e occupati in imprese soggette a crisi d’impresa e cambio generazionale critico, Italia (valori assoluti), 2022, Fonte: elaborazione TEHA Group su dati CERVED e ISTAT, 2024
Infine, la ricerca presenta una lista di proposte concrete per superare le sfide e incentivare un maggiore utilizzo dei Workers Buyout. Tra queste, spicca una potenziale soluzione per sostenere lo strumento dei WBO, per permettergli di uscire dalla «trappola del debito». La soluzione può consistere nell’istituzione di un fondo di investimento specializzato in equipment renting che si occuperebbe di acquistare le immobilizzazioni materiali necessarie al WBO e di affittarle a quest'ultimo. Un fondo siffatto risulterebbe vantaggioso sia per i WBO, aiutandoli a superare le difficoltà finanziarie, ma anche per gli investitori per i quali potrebbe rappresentare un’opportunità di investimento nell’economia reale con un interessante profilo di diversificazione rispetto ad un portafoglio tradizionale.
Seguiteci su Facebook
>