Dovremmo abituarci sempre di più a fare a meno degli esseri umani. Questa la conseguenza del dilagante uso in ogni settore dell’intelligenza artificiale ossia di un insieme di software e di programmi creati per sostituire gli umani nello svolgimento di una serie di mansioni e di attività. Le prestazioni, in tal modo, diventerebbero maggiormente performanti grazie all’applicazione dell’agire razionalmente ai programmi elettronici.
Ci sono due tipologie di intelligenza artificiale: una che si limita ad effettuare scelte e l’altra di tipo generativo che crea nuovi contenuti avvalendosi di tecniche di machine learning e di deep learning.
Le attività espletate attraverso l’intelligenza artificiale sono quelle proprie dell’essere umano, però, con aumento della competitività e della produttività.
Si pone, pertanto, un problema dal punto di vista etico e deontologico sia in relazione all’uso dei dati utilizzati dall’intelligenza artificiale sia per quanto concerne lo svolgimento delle più disparate attività lavorative.
I professionisti saranno costretti ad affrontare problematiche deontologiche inedite collegate proprio all’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e alla trasparenza degli algoritmi e alla protezione dei soggetti più deboli per cui dovranno essere predisposti meccanismi di protezione adeguati.
L’associazione ProfessionItaliane costituita dal Comitato unitario delle professioni e dalla Rete delle professioni tecniche è intervenuta sulla questione rappresentando la necessità dell’adozione da parte degli ordini professionali di codici deontologici con specifiche norme etiche relative all’uso dell’intelligenza artificiale. La proposta è stata quella di introdurre un sistema sanzionatorio in caso di mancato rispetto di dette regole e un’adeguata formazione per coloro che dovranno utilizzare, promuovere e certificare i sistemi di intelligenza artificiale[1]. Solo in questo modo, secondo, l’Associazione ci potrà essere un uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale.
I codici di condotta, a differenza di quelli di diritto positivo, contengono norme che risultano come ammonimenti, istruzioni, consigli enunciati in maniera discorsiva con un linguaggio persuasivo e problematico. Essi, infatti, sono codici complessi e articolari che si rivolgono a destinatari ben determinati mancando la generalità e l’astrattezza tipiche del Code Civil. Si tratta di un codice “privato” elaborato all’interno di un determinato ceto professionale e si inserisce nella continuità della tradizione. Il codice deontologico, inoltre, è incompleto per definizione dovendo sempre tener conto dei nuovi sviluppi proprio come nel caso dell’intelligenza artificiale applicata alle diverse professioni che necessita di una regolamentazione non solo giuridica, ma etica e deontologica.
L’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità, ma anche tanti rischi partendo da una possibile crisi occupazionale con conseguenze importanti sull’intero sistema economico. Bisogna, pertanto, regolamentarne l’utilizzo istruendo anche addetti da affiancare ai robot che agiscono in modo consapevole e in base alle regole etiche efficaci.
Grandi sono le sfide che il mondo del lavoro dovrà affrontare in futuro per garantire da un lato il progresso tecnologico e dall’altro la partecipazione al processo di avanzamento anche dei lavoratori e dell’intera comunità.
In ogni caso si tratta di una tematica ancora non definita e in continuo divenire per cui è necessaria un’attenta ponderazione dei costi e dei benefici relativi sia ai costi sociali che individuali.
[1] Fonte Il Sole 24 Ore n. 16, venerdì 17 gennaio 2025.
[*] In servizio presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, DG Politiche Previdenziali e Assicurative, Divisione I. Le considerazioni contenute nel presente articolo sono frutto esclusivo del pensiero dell’autore e non hanno in alcun modo carattere impegnativo per l’Amministrazione di appartenenza.
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