Anno XIII - n° 67

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Gennaio/Febbraio 2025

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Anno XIII - n° 67

Gennaio/Febbraio 2025

Si torna a parlare di lavoro, si torni a parlare di lavoro


di Matteo Ariano [*]

Matteo Ariano 46

Il tema del lavoro, nelle sue diverse declinazioni, sembra finalmente tornare alla ribalta delle cronache. Nei mesi scorsi si è parlato molto della inedita spaccatura del fronte confederale, in occasione del rinnovo del cosiddetto contratto degli statali, il CCNL che riguarda i dipendenti pubblici di Ministeri, Agenzie Fiscali ed Enti Pubblici Non Economici. Com’è noto, la CISL ha deciso di firmare l’accordo, unitamente ad altre sigle sindacali autonome, mentre CGIL e UIL, assieme ad altra sigla autonoma hanno deciso di non firmare, dando così vita a uno scenario finora mai realizzatosi in quel comparto.

In queste settimane, il Parlamento ha avviato l’esame del disegno di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa, presentato dalla CISL per dare attuazione all’art. 46 Cost., che così recita: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. Com’è naturale che accada nell’iter parlamentare, il testo presentato dall’organizzazione sindacale ha già subito le prime modifiche; vedremo quale sarà il testo finale licenziato dal Parlamento e se riuscirà pienamente a dare attuazione a una norma costituzionale che fu voluta dalle diverse componenti dell’Assemblea costituente.

Nei prossimi mesi l’intero Paese sarà chiamato a votare i quattro referendum sul lavoro (più un quinto, che prevede il dimezzamento dei tempi di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza) per i quali la CGIL ha raccolto quattro milioni di firme. I quesiti referendari rappresentano un vero e proprio programma di politica economica, mirando all’abrogazione di una serie di norme: che impediscono il reintegro nel caso di licenziamenti illegittimi, che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese, che hanno “liberalizzato” l’uso dei contratti a termine, che impediscono di far valere la responsabilità dell’impresa appaltante nel caso di infortunio sul lavoro.

Al di là di come la si pensi sulle singole questioni poste dalla legge di iniziativa popolare e dai referendum, è importante che finalmente si torni a discutere di questioni relative al mondo del lavoro, che si crei un dibattito nel Paese e che si crei un confronto tra diverse posizioni, anche opposte, com’è fisiologico in una democrazia.

In questo senso, il mondo dell’informazione ha troppo spesso abdicato al suo ruolo di approfondimento, preferendo la dimensione leggera e superficiale dei “talk show” (letteralmente “spettacolo della parola”), che danno l’impressione di informare su specifiche tematiche lasciando solo l’apparenza dell’approfondimento, ovvero esasperano le argomentazioni rispetto ad un tema, trasformandole in tifoserie (emblematico, in tal senso, mi sembra il nome di una di queste trasmissioni, intitolata “L’arena”, come se il dibattito fosse uno scontro con vincitori e vinti).

Se è vero che l’uso della parola può essere esso stesso uno spettacolo, occorre che l’informazione trovi il senso profondo delle iniziative di queste sigle confederali che, ognuna con le proprie idee e la propria visione, è quello di recuperare il valore e il senso della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, alla “pòlis”. Attraverso questo si può ritrovare il senso profondo della democrazia, che vive di questo: di dialogo e confronto tra vari punti di vista, nella consapevolezza che nessuno di questi è detentore assoluto di “Verità”.

In un momento storico in cui il sistema democratico è sotto attacco da più fronti e rappresenta un modello “di minoranza” rispetto ad altri modelli politico-economici che danno l’illusione di una maggiore efficienza per la presenza di un’autocrazia o di un’oligarchia che decide per tutti, occorre recuperare in fretta “il sale” della democrazia, che è proprio la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori ai processi decisionali. Quadrato Rosso

[*] Presidente della Fondazione Prof. Massimo D’Antona ETS

© 2013-2022 - Fondazione Prof. Massimo D'Antona