Anno XIII - n° 72

Rivista on-Line della Fondazione Prof. Massimo D'Antona

Novembre/Dicembre 2025

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Anno XIII - n° 72

Novembre/Dicembre 2025

Stati Generali su Salute e Sicurezza sul Lavoro


di Chiara Gribaudo [*]

Chiara Gribaudo 72

L’idea degli Stati Generali della salute e sicurezza nasce nel 2024 dall’esperienza come Presidente della Commissione d’inchiesta sulle Condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Mi resi conto, al tempo, che sul tema della salute e sicurezza è necessario un approccio che tenesse assieme le esigenze e le visioni di tutti gli attori in campo: dei lavoratori, delle imprese, della politica, della formazione, dell’accademia, dei tecnici, degli istituti e delle istituzioni demandate alla prevenzione e alla repressione, inclusi i lavoratori di queste ultime. L’importante è che sia comune l’obiettivo: l’imprescindibile necessità di ridurre, possibilmente azzerare - almeno come orizzonte - gli infortuni e le malattie professionali.

Gribaudo 72 3Le tre giornate della seconda edizione degli Stati Generali sulla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro si sono svolte a Montecitorio dal 21 al 23 ottobre e hanno rappresentato un passaggio politico rilevante, che nelle mie intenzioni vorrebbe segnare un punto di non ritorno nel dibattito pubblico su una delle emergenze più gravi e persistenti del nostro Paese. Non è retorica affermare che il tema delle morti e degli infortuni sul lavoro interroga in profondità la qualità della nostra democrazia, la tenuta del patto sociale e la credibilità delle istituzioni repubblicane.

È stata una maratona di confronto intensa, a tratti faticosa, ma necessaria. Un confronto che non si è limitato alla dimensione istituzionale, ma ha coinvolto il mondo delle imprese, le parti sociali, il sistema della formazione, l’università, gli enti di controllo e la magistratura. Una scelta precisa: la sicurezza sul lavoro non può essere affrontata con approcci settoriali o soluzioni parziali, ma richiede una visione complessiva, capace di tenere insieme prevenzione, controllo, formazione, giustizia e innovazione.

Fin dall’apertura dei lavori è stato chiaro che gli Stati Generali non dovevano essere l’ennesimo appuntamento rituale. L’obiettivo politico dichiarato è stato quello di costruire un luogo di ascolto vero, di dialogo franco, ma soprattutto di assunzione di responsabilità. Non bastano più le analisi, non bastano più i richiami generici: serve una svolta concreta, misurabile, verificabile nel tempo.

In questo quadro, il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rappresentato il punto di riferimento più alto, sul piano istituzionale e morale, dell’intera iniziativa.

Da anni ormai il Presidente, che nel 2024 definì le morti sul lavoro un’“offesa alla coscienza collettiva” ci ha abituato a mettere al centro la sicurezza del lavoro, ricordo in particolare la sua presenza subito dopo l’incidente ferroviario di Brandizzo in cui persero la vita 5 lavoratori in appalto.

Le parole del messaggio che ci ha inviato hanno scandito con chiarezza il senso profondo di queste giornate, richiamando tutti – istituzioni, politica, imprese, lavoratori – a un impegno che non può conoscere arretramenti. “Un lavoro non è vero se non è anche sicuro”: una affermazione che richiama direttamente l’articolo 1 della Costituzione e che restituisce al lavoro la sua dimensione pienamente umana e costituzionale.

Il Presidente Mattarella ha parlato di una “sequela quotidiana” di incidenti e decessi che non può essere normalizzata né accettata come un costo inevitabile del sistema produttivo. È un richiamo forte, che respinge ogni tentazione di rassegnazione. La tutela dei lavoratori, ha ricordato il Capo dello Stato, è la prima forma di giustizia nel lavoro e parte integrante del diritto di ogni donna e di ogni uomo a svolgere un’attività dignitosa e protetta.

Gribaudo 72 4Da qui l’indicazione politica più netta: la necessità di costruire un’alleanza per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Un’alleanza che superi le differenze politiche, le appartenenze, le contrapposizioni sterili, per concentrarsi su obiettivi condivisi. “Sulla salute e sulla sicurezza non sono ammesse scorciatoie”, ha ammonito il Presidente della Repubblica, e “questi obiettivi devono guidare ogni scelta e ogni politica del lavoro”.

È con questo spirito che gli Stati Generali hanno visto un confronto bipartisan, senza bandiere e senza logiche di schieramento. La presenza congiunta di esponenti della maggioranza e dell’opposizione non è stata un fatto formale, ma il segno della consapevolezza che la sicurezza sul lavoro è un tema che non può dividere. Al contrario, è uno dei pochi ambiti in cui la politica può e deve dimostrare di saper trovare punti di convergenza nell’interesse generale.

Accanto alla dimensione politica, centrale è stato il ruolo delle parti sociali. Sindacati e associazioni datoriali si sono confrontati nella prima plenaria dopo l’inaugurazione, in due panel separati perché, devo confessarlo, in tanti hanno richiesto di essere presenti all’assise. Ognuna, dal proprio punto di vista, anche con posizioni variegate, hanno portato analisi, proposte, anche critiche, ma sempre orientate a migliorare l’efficacia degli strumenti esistenti. È emersa con forza l’idea che investire in sicurezza non debba essere un costo, ma un fattore di qualità del lavoro e di competitività del sistema produttivo. Le imprese che rispettano le regole e investono in prevenzione non possono continuare a subire la concorrenza sleale di chi aggira le norme e scarica i rischi sui lavoratori. Non solo. Ci confermano che le imprese che investono in salute e sicurezza dei lavoratori sono in genere le stesse che poi fanno anche investimenti produttivi. Le due cose non sono alternative, ma finiscono sempre per accompagnarsi. Ce lo hanno confermato proprio le associazioni datoriali.

Un capitolo centrale degli Stati Generali è stato dedicato alla formazione. La cultura della sicurezza non si improvvisa e non può essere demandata esclusivamente al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro. Per questo è stata fortemente voluta la presenza delle scuole, degli studenti e delle studentesse, dei docenti e delle università. La prevenzione deve iniziare dai banchi di scuola, perché solo così può diventare un patrimonio condiviso e duraturo. Per essere chiari, non credo nelle proprietà salvifiche di un’ora ogni tanto nel percorso curriculare. Ma se già agli studenti, nel momento in cui entrano a scuola, come dovrebbe capitare ad ogni lavoratore, venissero presentate le norme di sicurezza nel loro ambiente di vita, già si potrebbe instillare nelle loro menti che conoscere le norme di sicurezza è una cosa non solo giusta ma quasi “normale”, “ovvia”.

I dati sugli infortuni nei percorsi di formazione lavoro, presentati e discussi nel corso dei lavori, pongono interrogativi che non possono essere elusi. Troppi giovani, che dovrebbero vivere queste esperienze come occasioni di crescita e orientamento, si trovano invece esposti a rischi non adeguatamente valutati. È un paradosso inaccettabile. La formazione deve essere un luogo di tutela massima, dove il rischio deve tendere allo zero. Nel panel sull’argomento abbiamo sentito l’associazione dei presidi, neuroscienziati che ci hanno parlato delle differenze nell’apprendimento tra adulti e ragazzi, ed è stata presentata la Carta di Lorenzo, un “manifesto” dedicato alla memoria di Lorenzo Parelli, studente di Udine, vittima nel 2022 di un incidente in un'azienda durante il periodo di alternanza scuola lavoro. Il documento, sottoscritto nel 2023 dalla famiglia di Lorenzo e dall’Amministrazione regionale, insieme a scuole, imprese, sindacati e altre istituzioni, impegna alla creazione di una rete di formazione e lavoro più sicura e alla promozione di una cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro diffusa, partecipata e consapevole. La testimonianza dei signori Parelli è stata toccante, come la loro volontà, a partire da un immenso dolore, di lavorare perché quello che è accaduto al loro figlio non capiti più.

Grande attenzione è stata riservata anche al ruolo delle nuove tecnologie. Dalla realtà virtuale all’intelligenza artificiale, dagli strumenti di monitoraggio avanzato ai sistemi predittivi basati sui big data, le opportunità per migliorare la prevenzione sono oggi enormi. Ma perché queste innovazioni siano davvero efficaci servono investimenti, coordinamento pubblico e una chiara volontà politica di non lasciare indietro questo fronte strategico. Ci siamo soffermati anche sugli utilizzi della tecnologia, e sulla necessità di una condivisione degli obiettivi di ogni singolo dispositivo. Da una parte la necessità di diffondere dispositivi che possono salvare vite e che laddove utilizzati in effetti rendono il lavoro più sicuro e più salubre, ma dall’altra è necessaria, appunto, la condivisione di obiettivi e modalità di utilizzo anche dei dati che raccolgono affinché questi non vengano utilizzati come ulteriore meccanismo di controllo di lavoratrici e lavoratori o per scopi antisindacali.

Gribaudo 72 5Il momento più intenso e più difficile degli Stati Generali è stato senza dubbio quello dedicato alle testimonianze dei familiari delle vittime del lavoro. Madri, padri, figli e fratelli hanno portato in Parlamento il peso di storie che non possono essere archiviate come semplici statistiche. Le loro parole hanno restituito il senso concreto della tragedia che si consuma ogni volta che una persona esce di casa per lavorare e non vi fa ritorno.

Da queste testimonianze è emersa una richiesta chiara, che attraversa tutte le storie: giustizia. Una giustizia che oggi troppo spesso arriva tardi o non arriva affatto. Processi che durano anni, indagini complesse rallentate dalla carenza di risorse e competenze, mancanza di coordinamento tra le procure. Tutto questo contribuisce a un senso di solitudine e di abbandono che lo Stato non può permettersi di alimentare.

Per questo il tema della giustizia è stato centrale nei lavori e ha trovato una sintesi nell’intervento conclusivo della magistrata Rita Sanlorenzo. La proposta di una procura nazionale specializzata in materia di infortuni sul lavoro va letta in questa direzione: garantire uniformità interpretativa, competenze specifiche e tempi più rapidi. Le vittime del lavoro non possono essere vittime due volte, prima della tragedia e poi di una giustizia inefficiente.

Nel corso della seconda giornata, come nella scorsa edizione, abbiamo chiesto a tutte le parti in causa di partecipare a tre tavoli tematici aperti, di intervenire, di fornirci la loro posizione su tre temi che abbiamo individuato, affinché gli Stati Generali, come lo scorso anno, portassero a proposte concrete.

Un tavolo discuteva di patente a crediti e dal nuovo accordo Stato-Regioni sulla formazione, strumenti importanti ma che, come ci hanno detto un po’ tutti gli intervenuti, necessitano di correttivi per essere realmente efficaci. È emersa la disponibilità ad aprire un confronto costruttivo per migliorarli, ascoltando le criticità segnalate dai settori interessati, in particolare dall’edilizia.

Un altro tema cruciale, che è stato protagonista di un tavolo tematico, è stato quello della logistica, una filiera strategica per l’economia del Paese ma segnata da troppe distorsioni. Catene di appalti e subappalti eccessivamente lunghe diventano spesso terreno fertile per sfruttamento, lavoro nero e caporalato. Su questo fronte servono controlli più incisivi, trasparenza e l’uso sistematico delle nuove tecnologie per individuare le irregolarità.

Non meno rilevante è stato il confronto sul benessere mentale e sullo stress lavoro-correlato, argomento del terzo tavolo tematico. La salute sul lavoro non è solo assenza di infortuni fisici, ma riguarda anche i rischi psicosociali, il burnout, il diritto alla disconnessione. Sono temi che interrogano profondamente l’organizzazione del lavoro contemporaneo e che richiedono risposte normative e contrattuali adeguate.

GGribaudo 72 1li Stati Generali si sono conclusi con un impegno preciso: portare le proposte emerse nei tavoli di lavoro all’attenzione del Parlamento e tradurle in atti legislativi concreti. La sicurezza sul lavoro deve tornare al centro dell’iniziativa parlamentare, con un approccio bipartisan e una responsabilità condivisa.

Come ha ricordato il Presidente Mattarella, le strategie di sviluppo e di competitività del Paese non passano dall’allentamento delle tutele dei lavoratori. Al contrario, un lavoro sicuro è la condizione per uno sviluppo giusto e sostenibile. Sta ora alla politica dimostrare di essere all’altezza di questa sfida, trasformando le parole in scelte coerenti e durature.

Devo registrare che pochi giorni dopo la fine degli Stati Generali è stato emanato il “Decreto sicurezza sul lavoro” quello che era stato annunciato il primo maggio scorso, e purtroppo esso contiene assai poco di tutto quello che, coralmente, era emerso durante le tre giornate. Un badge di cantiere che contiene poche informazioni, un fascicolo formativo legato ad un decreto che chissà se e quando sarà fatto, e anche l’estensione della tutela in itinere nei percorsi scuola lavoro inspiegabilmente none stesa anche a tutte le altre forme ibride di formazione e lavoro.

Si rafforzano gli organici di INL ma non si superano i problemi che fanno sì che i concorsi finora banditi non riescano a coprire tutte le posizioni. Del resto, ci dicono gli stessi lavoratori di INL attualmente in mobilitazione, non possiamo aspettarci che professionalità alte, ingegneri e tecnici, accettino paghe non proporzionate alle loro competenze e alle loro responsabilità. Bene la sicurezza delle scale oltre i due metri, anzi no, siamo ritornati a 5 metri, quindi male.

Purtroppo, davvero poco o nulla è stato fatto per i familiari delle vittime del lavoro. Il decreto era una possibilità di far sentire lo stato davvero presente per queste persone che abbiamo avuto l’onore di ospitare alla Camera, persone che nella loro grande dignità ci hanno fatto richieste ben precise. Nessuna soluzione (la mia posizione è che serve una procura unica del lavoro) perché i processi non finiscano in prescrizione, nulla sul gratuito patrocinio in quegli stessi processi, ignorata la richiesta di inserire stabilmente la tutela psicologica tra le finalità INAIL. Nulla sugli spazi confinati, quegli stessi luoghi dove sono deceduti i 5 lavoratori di Casteldaccia tra cui i papà di Chiara Raneri e Fabrizio Giordano che ci hanno chiesto che quello che è successo non accada più, e ci hanno detto, giustamente, che le parole non bastano più. Quasi nulla sulle molestie sul lavoro, argomento a cui lo scorso anno avevamo dedicato un tavolo tematico.

E soprattutto, ed è un tema su cui non smetterò mai di insistere, non si risolve il problema di come si diluisca il controllo nelle catene di appalti. Man mano che si allunga la catena dei subappalti diventa sempre più complesso verificare non solo la salute e la sicurezza dei lavoratori, ma anche i salari, i diritti, la legalità del lavoro. Quadrato Rosso

[*] Deputata. Presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.

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