Effemeridi • Pillole di satira e costume, per distrarsi un poco
Oggi si parla tanto di odio che sta avvelenando gli individui e i popoli, eppure tale sentimento negativo, causa prima dei mali del mondo, non è una novità, perché risale alla notte dei tempi, alla creazione divina. Nel primo capitolo della Bibbia, la Genesi, c’è la descrizione dell’invidia di uno dei figli di Adamo ed Eva, Caino, verso il fratello più piccolo preferito da Dio. Tale sentimento si trasforma nell’odio che provoca il primo delitto.
Da allora questo stato d’animo estremo è stato sempre presente nel corso della storia, rivolto spesso verso il diverso per razza, religione, storia, ideologia o costume. Se l’odio individuale può produrre violenza fino al delitto, quello collettivo può portare alla guerra spesso definita santa contro gli eretici, causa di nefandezze e violenze moltiplicate per un numero enorme.
Nelle antiche civiltà le guerre prodotte da esso portavano a volte all’annientamento del nemico, spesso all’asservimento. Quest’ultima condizione rappresentava la morte civile perché gli schiavi erano privi di qualsiasi diritto; oggetti alla mercé del padrone. Non c’era possibilità di uscirne e anche i loro discendenti ereditavano l’infame status. Solo durante la civiltà romana era stato codificato il primo elemento di redenzione con la creazione del liberto. Tale condizione, tuttavia, poteva verificarsi solo per volontà del singolo, vale a dire del proprietario. Con l’avvento del Cristianesimo che predicava la parità delle donne e degli uomini e la loro uguaglianza a prescindere dalla condizione sociale al cospetto di Dio, è cominciato il processo di superamento che è durato fino alla conclusione dell’epoca moderna.
Il tempo trascorso, purtroppo, non lo ha stemperato o ridotto. In un certo senso ha creato le premesse per un suo allargamento, arrivando a essere la causa di stermini di massa o genocidi d'interi popoli. Quelli del mondo contemporaneo sono stati anche i più atroci come l’eliminazione di gran parte dei curdi operata dai turchi o quello ancora più infame perpetrato dai nazisti nei confronti degli ebrei e di altri esseri umani per le loro diversità. E che dire dell’odio raziale e religioso tra arabi ed ebrei che dura da secoli e che si è intensificato con la creazione, nel 1948, dello stato d’Israele.
Fortunatamente, in parallelo, sia pure con estrema lentezza stanno crescendo i sentimenti dell’amore e della tolleranza che rappresentano gli unici antidoti. Sconosciuti ai primordi dell’inizio della storia umana, sono apparsi prima a livello individuale in uomini che precorrevano i tempi e poi canonizzati nelle religioni, vedi i dieci comandamenti di Mosè, e nelle teorie filosofiche in cui si afferma che il fine ultimo dell’umanità è il perseguimento del bene supremo. Da secoli, quindi, la storia è una lotta tra il bene e il male e finora non sembra esserci un chiaro vincitore.
L’aspetto incoraggiante è che in ogni fase umana, accanto alle nequizie proprie del tempo, c’è stato sempre un elemento di progresso nei sentimenti e nel pensiero consegnati alle generazioni future. I periodi storici, contrariamente a quello che pensano i seguaci della cancel culture, vanno valutati nel loro complesso, sia per le azioni riprovevoli, sia, soprattutto, per i piccoli passi in avanti da tramandare alle fasi successive. La civiltà ellenica, per esempio, cui noi occidentali facciamo riferimento come base della nostra civiltà, era violenta contro i nemici, ammetteva la schiavitù, base del lavoro materiale ed emarginava le donne, disvalori questi di quell’epoca diffusi e considerati normali da tutti i popoli. Ma è stata anche la culla di valori incredibili come la prima forma di democrazia, sia pure con strumenti imperfetti; ha sviluppato al massimo livello la speculazione filosofica e scientifica; ha esaltato il concetto di bellezza attraverso la fioritura artistica nei vari campi. Chi non ha davanti agli occhi la perfezione fisica della Venere di Milo o il canto d’amore contenuto nelle poesie di Saffo di Lesbo.
E che dire della civiltà romana che esaltava i massacri dei popoli nemici e la loro riduzione in schiavitù tanto da lasciare questa visione a imperituro ricordo di tali azioni imperiali nella colonna traiana, e nello stesso tempo gettava le basi del diritto e del concetto di universalità delle genti rappresentato oggi dall’ONU, un’istituzione purtroppo debole perché l’unione dei popoli è ancora solo un concetto. Per diventare realtà ci vorrà ancora del tempo. C’è solo da augurarsi che non ne passi troppo.
Seguiteci su Facebook